Recensioni - Teatro

A Torino l'attualità di Gogol' con L'Ispettore Generale

In un paesino sperduto della Russia è attesa da San Pietroburgo la visita dell’ispettore generale. Adattamento e regia Leo Muscato

Costituirà una minaccia per la comunità di questi piccoli-potenti, per le magagne da nascondere scombussolando tutti gli abitanti: ognuno di loro farà di tutto per nascondere la corruzione che è alla base del loro vivere. A beneficiare di tutto questo sarà uno sconosciuto giunto nel paesino e scambiato per L’Ispettore Generale!

Gogol’ critica aspramente l’establishment, dopo duecento anni ancora ci racconta l’attualità della società.

Opera divertente e cattiva sembra adattarsi a tutte le stagioni del potere, delle amministrazioni corrotte e meschine.

Nell’opera prevale l’aspetto satirico – farsesco che mette l’accento sulla natura dell’uomo, per Gogol’ non esiste il bene: tutti i personaggi della pièce sono negativi, anche gli ingenui sono dannosi. Sviscera la cattiveria umana.

Il podestà un politico approfittatore e disonesto, forte coi deboli e debole coi forti, una farsa travestita da tragedia e allo stesso tempo una tragedia travestita da farsa.

Tutto si deve reggere su un filo, gli attori funamboli che attraversano lo spazio fra il palcoscenico e la platea, superbi nel passare dal tragico al comico e viceversa.

L’Ispettore Generale è una figura affascinante e immaginifica, la chiave, per qualcuno, per uscire dalla provincia e arrivare a San Pietroburgo dove c’è l’alta borghesia, l’aristocrazia, la cultura.

L’Ispettore Generale è il diavolo che sussurra all’orecchio, che ti tenta.

L’Ispettore Generale mette timore e tutto deve essere pronto per il suo arrivo.

L’ispettore Generale è salvifico.

L’Ispettore Generale non si sa chi sia.

La scenografia, Andrea Belli, una sfida! La storia di un paesino fatto di una sola strada disperso nel nulla; ghiaccio, neve, le porte una a fianco all’altra come si vedono in queste realtà. Le luci e i colori creano allo spettatore la suggestione del freddo e del cupo, bellissime!

Una ricerca attenta per i costumi Margherita Baldoni, materiali dell’epoca e ricostruzione storica: lane pesanti e pellicce.

Sarà rappresentato in Italia per i prossimi tre anni!

A cura di Edwige Mormile

con Rocco Papaleo

e con (in ordine alfabetico) Elena Aimone, Giulio Baraldi, Letizia Bravi, Marco Brinzi, Michele Cipriani, Salvatore Cutrì, Marta Dalla Via, Gennaro Di Biase, Marco Gobetti, Daniele Marmi, Michele Schiano di Cola, Marco Vergani
scene Andrea Belli
costumi Margherita Baldoni
musiche originali Andrea Chenna
luci Alessandro Verazzi

teatro Stabile di Bolzano, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale