Recensioni - Teatro

A Trento una Tempesta fra magia e teatralità

Suggestivo allestimento di Alessandro Serra per il capolavoro shakespeariano

Arriva a Trento, all’interno della bella stagione di prosa proposta dal Teatro Sociale, La Tempesta di William Shakespeare nell’allestimento di Alessandro Serra, che ne cura tutti gli aspetti: adattamento, regia, luci, scene e costumi. Lo spettacolo è prodotto da ben tre teatri nazionali (Roma, Torino, Emilia Romagna), da Sardegna Teatro e dal Festival d’Avignone.

Lettura personale quella di Alessandro Serra, che gioca con l’apparente semplicità di un palco vuoto, con una pedana di legno e alcune quinte nere mobili sullo sfondo. Il tutto è illuminato da un accurato progetto luci che, anche grazie al costante utilizzo della nebbia, crea una serie di situazioni teatrali di grande fascino e suggestione. Serra si concentra su alcuni stilemi a lui cari: il gioco del teatro nel teatro, il travestimento, la comicità che strizza l’occhio alla commedia dell’arte. Condisce poi il tutto con un tappeto sonoro e rumoristico che fa ampio ricorso ad un’amplificazione pervasiva, che sottolinea alcuni momenti salienti e staglia, per contrasto, le voci sostanzialmente naturali degli attori.

Il testo viene sfrondato in modo da risultare agile e fruibile, concentrandosi sull’evoluzione della storia nella sua essenzialità. Serra ha il merito di non travisare mai il dettato di Shakespeare, ma di esaltarlo. Così i comici giustamente buttano a mare buona parte del testo originale e vanno a ruota libera facendo propri i lazzi della commedia dell’arte, mentre non manca lo spettacolo teatrale all’interno del dramma, una mascherata di grande suggestione, che precede e da senso al famoso monologo dei sogni di Prospero.

I costumi simboleggiano l’azione e la finzione teatrale, tanto da piombare fluttuanti dall’alto, mentre i comici, nudi per l’occasione, si vestono dei personaggi. Prospero, regista ante litteram, crea la mascherata che è metà matrimonio, metà festa del travestimento, salvo poi concludersi con gli attori che si rivestono dei panni precedenti in un immaginario camerino sullo sfondo. Finzione, teatro, realtà si mescolano e si contaminano con Prospero e Ariel intenti a creare le magie di quello che ormai è diventato un teatro barocco, in cui la storia diventa quasi “pretesto”.

Il risultato è un’ottima versione della Tempesta, molto accattivante, a tratti ruffiana, attenta al pubblico, tuttavia sostanzialmente classica nel profondo. Si strizza l’occhio ai maestri del teatro del novecento, Peter Brook su tutti, mentre le provocazioni sono solo di facciata e rese digeribili in una precisa e maniacale spettacolarità, che delizia il pubblico più dal punto di vista visivo che della parola shakespeariana.

Ottimi, preparati e coesi tutti gli attori. Marco Sgrosso è un Prospero serioso e controllato. Chiara Michelini si fa apprezzare per il suo ironico e movimentato Ariel, tallone di Achille di ogni allestimento e anche in questo caso non pienamente risolto registicamente. Da citare i comici Vincenzo del Prete (Stefano) e Massimiliano Poli (Trinculo), che creano momenti esilaranti insieme all’estroverso e “brookiano” Calibano di Jared McNeill. Scolastici gli innamorati Ferdinando e Miranda: Marcello Spinetta e Maria Irene Minelli. Professionali tutti gli altri: Andrea Castellano, Massimiliano Donati, Salvo Drago, Valerio Petrovita e Bruno Stori.

Molti applausi nel finale.

Raffaello Malesci (21 Gennaio 2023)