Recensioni - Teatro

Al Franco Parenti l’amara ironia sulla vita e sul teatro di Pablo Remón

Convince appieno Ciarlatani interpretato da Silvio Orlando

Arriva dal Festival dei Due Mondi di Spoleto lo spettacolo “Ciarlatani” del drammaturgo spagnolo Pablo Remón, che ne cura anche la regia. La pièce è in scena in questi giorni, con grande successo di pubblico, al Teatro Franco Parenti di Milano.

Si tratta di una riflessione sulla vita e sul teatro, in cui si intrecciano il percorso professionale di due teatranti: una giovane debuttante e un affermato regista in crisi e in cerca di nuove forme espressive. Le due storie corrono parallele, per brevi ed efficaci episodi scenici, che descrivono da una parte le esperienze della giovane debuttante e dall’altra le insoddisfazioni dell’artista navigato.

In entrambi i casi la riflessione è amara: parla di arte, di vita, di ricerca e di delusioni. La debuttante si lascia trascinare nel vortice del lavoro teatrale, che, viene sottolineato più volte, in Italia o non c’è o è puro sfruttamento. Questo crea situazioni metateatrali esilaranti, soprattutto per gli addetti ai lavori, ma anche considerazioni amare sullo stato del teatro in Italia. Il regista affermato, baciato al contrario dal successo, si dibatte nella routine del proprio lavoro, visto come asfittico e poco artistico. Due mondi paralleli che vivono della stessa insoddisfazione.

Una riflessione sulla vita e sull’arte, pervasa ancora di spirito romantico, di anelito alla realizzazione artistica. Pablo Remón adatta bene la pièce all’Italia, sfoltendola e creando riferimenti riconoscibili. Non ha paura di calcare sul comico e ottiene il risultato vincente di uno spettacolo piacevole, fruibile, che ben permette di cogliere le sottese riflessioni senza annoiare.

Il lavoro è assolutamente calzante per la Spagna e per l’Italia, dove l’attore è visto come figura artisticamente instabile: un essere umano alla ricerca di qualcosa di non ben precisato, in balia degli eventi esterni. Poco è cambiato in fondo dalle compagnie di giro del novecento in balia degli impresari!

Niente a che vedere con il performer anglosassone, da cui la concezione di “artista” di questo spettacolo è ben lontana. Lì il performer è un professionista dello “show business”, e come tale viene visto. Basti ricordare cosa diceva la recentemente scomparsa Maggie Smith, che, parlando dei film per cui è diventata più nota, li descriveva come una seccatura. Dopo una vita in teatro e dopo aver già vinto un oscar negli anni settanta, l’attrice non era più libera di andare tranquillamente al museo senza essere riconosciuta e disturbata. Un performer così, non si farebbe mai i problemi degli artisti descritti in questo spettacolo. Il teatro dunque è inevitabilmente influenzato dalla cultura, per questo forse in Italia, e in parte in Spagna, non è mai decollato un teatro commerciale paragonabile a quello dei paesi anglosassoni.

Perfetti tutti gli attori, a iniziare da Silvio Orlando, che recita con compostezza e souplesse, sempre efficace e magnetico. Al suo fianco un’ottima e ben caratterizzata Francesca Botti, un simpatico Francesco Brandi e Blu Yoshimi, appassionata e credibile attrice giovane. Molteplici i personaggi interpretati da tutti gli attori, che danno prova di una schietta e calibrata versatilità.

Teatro pieno e molti applausi. In scena ancora fino al 20 ottobre.

Raffaello Malesci (Sabato 12 Ottobre 2024)