Con grande spolvero di abiti eleganti si è inaugurata la stagione lirica del bicentenario al Teatro Grande di Brescia. Un’inaugurazione in un teatro invero non gremito ma dalla discreta riuscita musicale e scenica.
Con grande spolvero di abiti eleganti si è inaugurata la stagione lirica del bicentenario al Teatro Grande di Brescia. Un’inaugurazione in un teatro invero non gremito ma dalla discreta riuscita musicale e scenica.
Una scelta coraggiosa quella di proporre Medea di Luigi Cherubini, opera poco conosciuta dal grande pubblico e di scarsa frequentazione nei teatri d’opera. Scelta tuttavia azzeccata poiché l’esecuzione è stata nel complesso piacevole e ben condotta in tutte le sue parti. La regia, affidata a Carmelo Rifici, ambienta l’azione in un museo all’epoca della rivoluzione francese trovando soluzioni interessanti e suggestive soprattutto nel terzo atto quando i figli di Medea vengono associati ad animali impagliati in vetrina, sottolineando in questo modo la completa estraneità di entrambi i genitori a qualsiasi afflato di affetto. Appropriate anche le scelte e la preparazione dei mimi che formano un muto coro di comparse che di volta in volta svuotano il museo dalle opere della classicità perduta o impersonano foschi personaggi che conducono i protagonisti alla tragedia finale.
Meno efficace invece l’azione sui cantanti e sul coro. Tutti sono apparsi abbastanza impacciati e statici ad eccezione di Maria Billeri che probabilmente sfruttava un suo innato talento di attrice. Lo stesso dicasi per la parte vocale. La Billeri impersona Medea con piglio e convinzione, ha voce potente e duttile cavalcando come una leonessa una parte complessa e difficile. Completamente convincente la sua prova. Discreto il Creonte di Luca Tittoto dalla bella linea di canto. Scialbi e incolori gli altri. Buona la direzione di Antonio Pirolli a capo dell’orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano.
Applausi convinti a fine serata e ovazione per Maria Billeri.
R. Malesci (08/10/2010)