Recensioni - Teatro

All’Elfo di Milano Mozart e Salieri, fra genio e mediocrità

Ottima edizione di Amadeus, pièce di Peter Shaffer

Al Teatro dell’Elfo di Milano debutta una nuova produzione di Amadeus, pièce teatrale di Peter Shaffer del 1978, resa poi celebre al grande pubblico per l’adattamento cinematografico di Miloš Forman del 1985 con Murray Abraham nella parte di Salieri.

Ferdinando Bruni e Francesco Frongia ne curano la regia, coadiuvati per i costumi settecenteschi da Antonio Marras. Ferdinando Bruni si cimenta nella bellissima parte di Salieri, che nel 1985 a Broadway fu interpretata niente meno che da Ian McKellen.

Bruni supera la prova di slancio, forte di una lunga esperienza e di una pulizia e attenzione scenica che ne esalta le doti vocali e l’accento sempre attento e calibrato. L’attore è capace di far parlare mirabilmente il testo di Shaffer e di rendere con credibilità il difficile personaggio di Salieri, che è motore dell’azione drammatica ma anche un narratore che istituisce una sorta di complicità con il pubblico, in un’alternanza continua fra azione scenica e riflessione personale direttamente rivolta agli spettatori.

Spettatori che vengono trasformati in una sorta di complici dall’acuta drammaturgia di Peter Shaffer. Complici silenti e inesorabili della mediocrità generale, di cui anche Salieri è parte, contrapposta al genio semplice e infantile di Mozart, la cui musica sublime non combacia con l’esteriorità dell’uomo, volgare e vanesio. Shaffer pungola direttamente il pubblico riflettendo sull’invidia, sul talento, sulle doti imperscrutabili affidate a ciascuno di noi da Dio o da un mix imponderabile di patrimonio genetico e culturale, contro cui spesso nulla può l’ostinazione, la volontà e l’impegno di una schiera di mediocri, di cui forse, insieme a Salieri, facciamo tutti parte.

La messa in scena dell’Elfo è rigorosa e integrale, il testo c’è tutto, così come i personaggi. L’organizzazione scenica è semplice, estremamente chiara e illumina l’azione in una serie di scene veloci e dal taglio cinematografico. Costumi settecenteschi curati, parrucconi, trucco accentuato, una scena lineare ed evocativa, fatta di quinte sobrie e qualche pedana. Tutto contribuisce a creare un’ambientazione credibile e piacevole, ove il testo si segue senza fatica e senza cali di tensione. Una regia tanto più matura ed efficace perché ha il pregio il più delle volte di scomparire, rendendo così un grande servizio al testo e alla drammaturgia.

Accanto a Ferdinando Bruni, il mattatore indiscusso della serata, un cast di attori giovani e di esperienza, che portano a casa uno spettacolo in schietto stile Elfo, coinvolgente e ben fatto.

Daniele Fedeli è un Mozart tecnico e calibrato, sempre efficace e preciso, a cui forse è solo mancato un maggior coinvolgimento emotivo e quella dose di sano divertimento che fa volare la credibilità del personaggio. Divertenti e simpatici i Venticelli (i consiglieri e lacchè di Salieri) di Riccardo Buffonini e Alessandro Lussiana. Umberto Petranca azzecca perfettamente il carattere comico e svagato dell’imperatore Giuseppe II. Matteo de Mojana è un preciso Barone Gotrfried Van Swieten, mentre Valeria Andreanò risulta ancora acerba, specie nelle parti drammatiche, come Costanze Weber, moglie di Mozart. Ginestra Paladino crea dei caratteri efficaci come Contessa Johanna Kilian Von Strack e come Katharina Cavalieri.

Luca Toracca, un veterano dell’Elfo, impartisce una lezione di recitazione come Conte Franz Orsini-Rosenberg, regalando al pubblico un personaggio fatto di controllo, magistrale souplesse, e incredibile magnetismo teatrale.

Vivo e convinto successo nel finale. Uno spettacolo da non perdere.

Raffaello Malesci (Venerdì 24 Gennaio 2025)