
Lo stabile quest’anno festeggia 70 anni, e li dimostra tutti con l’apertura di cartellone: Amleto
Se il teatro è religione, Amleto è la sua Bibbia; Leonardo Lidi (regia), profondo studioso di Shakespeare, pensa Amleto come strumento vivo che esce dalle pagine e va oltre il suo autore; diviene un idolo culturale ingombrante, materia di tutti e di un immaginario collettivo. Se entri nel mondo del teatro entri nel mondo di Amleto. In questo luogo di condivisione che è il teatro, la verità non è mai dichiarata, bensì rivelata attraverso gli occhi più sensibili degli spettatori che sanno cogliere; perché la verità è fragile e fuggente.
Il regista segue quattro momenti di regia, che sono portanti: lo spettro, lo spettacolo, la follia e la morte di Ofelia, e infine il duello. Uno scheletro registico che è la forza creativa della scena.
Il dolore è il protagonista ed è la maschera di un fantasma; Amleto nel suo lutto crea il dolore che è miccia di creatività. Lui lo affronta, lo dona; soffre e combatte. Nel 1602 ha ventisette anni. E il teatro è una stanza per condividere i corpi doloranti.
Dice Amleto - Essere o non essere? - Chino davanti al corpo di Ofelia; lui vivo è l’essere, ed è di fronte a lei morta che è il non essere. Ringraziamo per la fedeltà della traduzione che coglie un’essenzialità così profonda. Ofelia si è ammazzata perché non sopportava l’oceano d’infelicità. Così, come sempre in Shakespeare, la maschera cade e lascia il tempo del silenzio. Così la scenografia, il trucco, la parrucca, cade e lascia il tempo del vuoto. Splendida Gertrude, misteriosa e ambigua. Rimane sempre a metà fra forma e sincerità; non ha mai fatto una scelta ed è lei che detiene il Regno. Di lei un’unica certezza abbiamo: è madre. Amleto le farà volgere gli occhi nell’abisso, lo guarderà ma mai prenderà la strada assegnata. Lei non si svela mai.
Orazio e Laerte interpretano anche le due meretrici che hanno il compito di trastullare Amleto dalla sua follia; smaccatamente posticci sono il gioco e la teatralità dell’essenza creativa. Non dimentichiamoci che Amleto è il testo meta-teatrale per eccellenza e non ci può essere Shakespeare senza travestimento perché ci deve essere la maschera che dolorosamente cade.
Infine Claudio, personaggio scoperto fin dall’inizio e svelato solo all’ultimo. Claudio ci affascina e ci cattura. I cattivi di Shakespeare si amano alla follia perché sbeffeggiano il sovrano e ne fanno una parodia.
Il teatro non serve a rassicurare ma a catturare e svegliare i dormienti.
Se io vi faccio ridere, intrattenendovi, voi mi perdonerete l’assassinio.
A cura di Edwige Mormile
TST Teatro Stabile Torino
Teatro Carignano 6- 26 ottobre ’25
Amleto di William Shakespeare
Regia di Leonardo Lidi
traduzione e adattamento Diego Pleuteri
con Alfonso De Vreese, Ilaria Falini, Christian La Rosa, Rosario Lisma, Nicola Pannelli, Mario Pirrello, Giuliana Vigogna
regia Leonardo Lidi
scene e luci Nicolas Bovey
costumi Aurora Damanti
suono Claudio Tortorici
cura movimenti scenici Riccardo Micheletti
puppets Damiano Augusto Zigrino e Silvia Fancelli
regista assistente Alba Porto · assistente regia Eleonora Bentivoglio
assistente scene Nathalie Deana
Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale