
Dopo il grande successo del musical Sherlock Holmes, al teatro delle Muse ritorna la commedia brillante con lo spettacolo Gente di facili costumi
Scritto da Nino Marino e Nino Manfredi, andò in scena per la prima volta nel 1988, con lo stesso Nino Manfredi, in coppia con l'attrice Pamela Villoresi.
Protagonisti della pièce sono Anna, nome d’arte sul lavoro “Principessa”, una prostituta che sogna di diventare “giostraia”, che rincasa tardi la notte, disordinata e rumorosa che, ovviamente, disturba l’inquilino del piano di sotto, che soffre d’insonnia. E Ugo, un intellettuale che vivacchia scrivendo per la tv e per il cinema, l’inquilino del piano di sotto, che sogna di fare un film d’arte, e avrebbe bisogno di un po’ di tranquillità per concentrarsi. Ma che ovviamente non riesce a dormire né a lavorare a causa di Anna. La vicenda prende il via la notte in cui Ugo sale al piano di sopra per lamentarsi con la coinquilina rumorosa e lei, per la confusione, lascia aperto il rubinetto dell’acqua della vasca allagando irrimediabilmente l’appartamento di lui. Ugo sarà costretto quindi, anche a causa di uno sfratto, a trovare rifugio dalla “Principessa”. Con questa convivenza forzata inizia un confronto/scontro costellato di incidenti e incomprensioni, ma anche un curioso sodalizio, dove ciascuno da all’altro ciò che ha.
La regia è di Luca Manfredi che costruisce uno spettacolo brillante e gustoso. Il testo ha richiesto pochi aggiustamenti, evitando alcune battute che solo Manfredi poteva dire.
Le scene di Luigi Ferrigno costituiscono un solo ambiente, quello della casa di Anna, con in lontananza la scritta luminosa della Lavazza, il macchinoso ascensore, un arredamento molto pop, tra cui un quadro raffigurante Raffaella Carrà. Il disegno luci di Antonio Molinaro è efficace, come i costumi di Giuseppina Maurizi. Le musiche originali sono di Paolo Vivaldi, anche se il leit motiv diventa "Rumore", il successo della Carrà, uscito nel 1974.
Non era facile reggere il confronto con due giganti come Manfredi e Villoresi, ma i due nuovi interpreti si sono fatti apprezzare proprio per il loro approccio, fatto con il giusto rispetto.
Flavio Insinna è splendido come Ugo con i tempi comici perfetti, una mimica e una voce sempre calibrate con maestria. Il personaggio è tratteggiato in maniera briosa, mettendo in risalto sia la sua preparazione culturale, sia le sue insicurezze. Ne esce un uomo inconcludente, che non trova spazio in una società che sta cambiando.
Straordinaria anche Giulia Fiume nella parte di Anna. Effervescente, vitale, con un marcato accento siculo che dona al personaggio ulteriore leggerezza e un carattere forte come emerge nel sentito monologo sulla condizione femminile.
Il testo non ha minimamente perso il suo smalto, anzi sembra scritto oggi per come tratta certi argomenti di una società corrotta dai politici, dalla pubblicità, dall'apparenza, dal mercato e che ha perso valori umani come la dignità, il rispetto, l'onestà.
Due ore e mezza di spettacolo che volano via, grazie ad un ritmo travolgente sostenuto dalla grande bravura e dal feeling dei due attori, che si scambiano battute al fulmicotone, strappando risate e applausi a scena aperta. Il finale però è alquanto delicato e romantico, lasciando spazio ad un bel messaggio, quello di aprirsi all'altro, seppur lontanissimo da te.
Vivo successo per i due protagonisti, Insinna ha colto l'occasione per salutare e ringraziare il numeroso pubblico anconetano.
Marco Sonaglia (Teatro delle Muse-Ancona 16 gennaio 2025)