Uno spettacolo da non perdere
Approda in Ancona al teatro delle Muse l'attesa stagione di prosa con un nuovo spettacolo "Don Giovanni da Molière, Da Ponte, Mozart" (adattamento e regia di Arturo Cirillo), prodotto da Marche Teatro in collaborazione con il Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro Nazionale di Genova, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale.
Arturo Cirillo da anni ci ha abituato con queste sue personali rivisitazioni dei classici del teatro e anche questa volta ha dimostrato di saper costruire uno spettacolo intelligente e con un buon ritmo, che trova nelle parole del libretto di Da Ponte la giusta chiave di lettura.
Le eleganti scene a cura di Dario Gessati sono un voluto omaggio al film-opera di Joseph Losey uscito nel 1979, dove l'ambiente esterno ricorda Villa Capra costruita a Vicenza da Andrea Palladio con le due statue neoclassiche e le scale semoventi che animano l'azione. Belle le luci di Paolo Manti che creano un'atmosfera che riecheggia l'allestimento scaligero di Giorgio Strehler e i fastosi costumi dalle tinte scure in stile settecentesco di Gianluca Falaschi.
Fondamentali le musiche di Mario Autore che rielaborano i temi dell'ouverture e delle arie del capolavoro mozartiano, rivisitati e registrati in chiave di tarantella dall’orchestra Topica formata da Davide d’Aló (clarinetto) Roberto Dogustan (chitarra sette corde), Gibbone (pandeiro), Francesca Diletta Iavarone (flauto traverso), Davide Maria Viola (violoncello), Joe Zerbib (trombone).
Ottimi gli interpreti a cominciare da Cirillo stesso che si cuce addosso un Don Giovanni sardonico, spavaldo, tagliente come la sua spada, ma anche riflessivo come nel finale dove si abbandona a sé stesso, senza essere risucchiato dalle fiamme infernali. Inoltre l'attore aggiunge un tocco partenopeo al suo personaggio come nella gustosa scena con il signor Quaresima.
Al suo fianco il fedele Sganarello (direttamente da Molière) alias Leporello del bravissimo Giacomo Vicentini, che dona brio, freschezza, comicità e le giuste movenze al suo personaggio, senza cadere mai nel caricaturale.
Giulia Trippetta tratteggia un'incisiva Donna Elvira ricca di coraggio e di pathos. Irene Ciani si alterna tra la regale nobiltà di Donna Anna e la leggerezza popolare di Zerlina con grande disinvoltura e credibilità. Notevole la bravura di Rosario Giglio nei panni del cupo Commendatore, del severo Don Luigi (padre di Don Giovanni) e dello spassoso signor Quaresima che sembra uscito da una commedia di De Filippo. Francesco Petruzzellis anche lui si è diviso efficacemente tra Don Ottavio, Masetto, un povero e Ragotino (lacchè di Don Giovanni).
Uno spettacolo vincente, dove tutto funziona benissimo, grazie ad uno stile vivace che coniuga la commedia dell'arte a tinte dark più moderne, in un crescendo drammatico di eventi e con sprazzi di sana buffoneria.
Andate a vederlo in una delle prossime ventuno città perché merita veramente tanto e poi fa sempre bene frequentare teatri in questi periodi così barbari.
Marco Sonaglia (Teatro delle Muse 1° novembre 2024)