Ad arricchire la stagione di prosa al teatro delle Muse arriva "Re Lear", un capolavoro di William Shakespeare scritto nel 1605/1606
Ferdinando Bruni e Francesco Frongia dichiarano che "Re Lear ci tocca da vicino perché è il racconto di uno dei viaggi più strazianti dell’uomo verso la sua vera essenza. Un cammino rovinoso conduce il vecchio e arrogante re dal trono fino alla landa desolata dove riuscirà a intravvedere l’essenza più vera dell’uomo. E forse ora abbiamo l’età giusta per fare questo viaggio assieme ai quattro folli che attraversano la notte tempestosa più famosa della cultura occidentale", e la loro regia è quanto mai efficace, serrata, cupa.
A cominciare dalle scene di colore grigio dominate all'inizio dal trono fatto di vecchie carcasse ammucchiate, poi da un interessante e frenetico gioco di teli (dipinti da Bruni), raffiguranti scheletri con corone dorate e spade. Ad amplificare il tutto ci pensano le efficaci luci di Michele Ceglia, il suono ossessivo di Gianfranco Turco e i movimenti coreografici di Stefania Ballone.
Elio De Capitani giganteggia nel ruolo del protagonista, con un'interpretazione di alta qualità. Da veterano del palcoscenico sa come affrontare un personaggio così impegnativo, ricco di sfaccettature, senza perdere mai il controllo sulla voce e nei movimenti, come nella bellissima e violenta caduta nella follia, con gli specchi presi a calci. Si apprezzano anche i momenti di puro cinismo e quelli di alta intensità come il lamento sul corpo della figlia Cordelia (praticamente una pietà al contrario), che trova in Viola Marinetti la giusta attrice, veramente brava nel tratteggiare una donna che non si piega alla figura paterna.
Altrettanto efficaci, diaboliche, senza scrupoli sono Elena Russo Arman (Regan) ed Elena Ghiaurov (Goneril). Ottimo il Gloucester elegante e misurato di Giancarlo Previati sempre in conflitto con il figlio Edgar del bravo Mauro Bernardi. Simone Tudda interpreta con la giusta malvagità il figlio illegittimo Edmund.
Di livello anche gli altri personaggi: Il positivo Kent di Umberto Terruso, Albany (Giuseppe Lanino), il sadico Cornwall di Alessandro Quattro, Oswald (Nicola Stravalaci) e il fool di Mauro Lamantia con slang ed abiti moderni.
“Sciagurati quei tempi in cui i matti guidano i ciechi!” ci ricorda Re Lear, un'opera ancora oggi potentissima, di grande attualità, che critica ferocemente il potere e le sue ossessioni.
Tre ore di spettacolo (che nella seconda parte trova i guizzi migliori) accolto da calorosi applausi per tutta la compagnia, con un bel trionfo per Elio De Capitani.
Marco Sonaglia (Teatro delle Muse-Ancona 15 dicembre 2024)