Recensioni - Teatro

Applaudito Gioele Dix nei panni de “Il malato immaginario”

La regia di Andrée Ruth Shammah ci evidenzia un delicato affresco dell’animo umano

Attori in gran forma e un allestimento di repertorio ma senza tempo per “Il malato immaginario” andato in scena al Teatro Sociale a Brescia per la regia di Andrée Ruth Shammah. Con piacere notiamo uno spettacolo equilibrato, dove tutto il cast è affiatato e armonico, senza picchi o cadute.
Gioele Dix, nei panni di Argan, e Anna Della Rosa, nei panni di Tonina sono i protagonisti della produzione andata in scena due anni fa con lo stesso allestimento di oltre trent’anni prima.

 

Una pièce molto pacata, con una recitazione pulita che lascia ampio spazio all’ironia delle situazioni, della parola e con una velata tristezza per l’incapacità di quest’uomo di affrontare la vita per quello che è fino alla morte, della quale ha una tale paura da portarlo a “non vivere” trascorrendo le sue giornate tra mille rimedi prontamente prescritti e forniti da medici e farmacisti tronfi delle loro conoscenze e un pochino palancai.
Molti sono gli argomenti trattati in questo testo e tutti attualissimi e senza tempo: dalla salute delle persone, riguardo al quale il pensiero di Molière è evidente, non solo dalle parole di Beraldo (Pietro Micci) al fratello Argan: “il tuo fisico è perfettamente sano in tutti i suoi organi, e con tutte le cure che hai fatto non sei ancora riuscito a distruggere la vivacità delle tue funzioni, e tutte le medicine che hai preso non ti hanno fatto ancora crepare” e i medici “sanno nomenclare le malattie secondo gli etimi greci, le sanno definire e classificare; ma quando si tratta di guarirle, questo è quello che non sanno fare mai.”; alla paura della morte che porta Argan a non assumersi la responsabilità della propria vita affidandola ad una girandola di personaggi che ruotano intorno a lui. Tra le varie figure spiccano il Dottor Fecis (Piero Domenicaccio) il Dottor Purgon (Marco Balbi) e figlio (Francesco Brandi), il Dottor Aulenti (Alessandro Quattro – che interpreta anche il notaio), che lo portano a non fidarsi proprio di coloro che lo amano così com’è. Ed infatti l’altro tema toccato è quello dell’amore, quello vero di Cleante (Francesco Sferrazza Papa) per la figlia Angelica (Valentina Bartolo – che interpreta anche la figlia più piccola) e di questa per il padre Argan, non quello dettato da meschini interessi personali come quello della moglie del protagonista Belina (Linda Gennari). Ed oltre che di amore si parla anche di fiducia, quella riposta in Tonina (Anna Della Rosa) alter ego di Argan e abile tessitrice di una trama per il bene di tutta la famiglia di cui in varie forme si prende cura. Insomma, Molière ci regala con freddo occhio analitico uno spaccato dell’essere umano con le sue fragilità e con la sua capacità di riscatto che è senza tempo proprio perché insita nell’animo umano, sottolineandone le peculiarità con ironia e comicità che la regia di Andrée Ruth Shammah ha reso perfettamente. 

 

 

Valeria Bisoni 16 novembre 2017