Recensioni - Teatro

Brescia: Boston Marriage chiude la stagione del CTB

Una frizzante edizione del testo di David Mamet con la regia di Giorgio Sangati

È un testo divertente, dalle battute causticamente wildiane Boston Marriage di David Mamet, spettacolo conclusivo della stagione del Centro Teatrale Bresciano che ha coprodotto lo spettacolo insieme al Teatro Biondo di Palermo.

Il termine “Boston marriage” indicava nel New England di fine ‘800 la coabitazione (eventualmente anche con implicazioni sentimentali) di due donne economicamente indipendenti da figure maschili, ed è proprio quello che si scopre essere il rapporto tra Anna e Claire, le due protagoniste della pièce.
Dopo una passata convivenza tra le due, Claire torna a casa di Anna, che nel frattempo è diventata l’amante di un ricco borghese, per chiederle di aiutarla nell’organizzazione di un incontro intimo con la sua nuova giovane fiamma. Dapprima Anne è delusa, perché il suo obbiettivo era quello di riprendere il ménage con l’amica, vivendo entrambe alle spalle del suo finanziatore, ma poi accetta e questo scatenerà una serie di eventi che sovvertiranno i progetti di entrambe.

I due personaggi, in particolare Anne, pur appartenendo alla upper class della East coast, hanno un linguaggio molto colorito, non disdegnando parolacce ed allusioni da caserma. In particolare questo si manifesta nei gustosissimi scambi di battute tra Anne e la sua cameriera Catherine, che la padrona tratta dall’alto in basso continuando a sbagliarne il nome e rimproverandola per le sue origini irlandesi, nonostante lei insista nel ripetere di essere scozzese. Ai pirotecnici primi due atti segue un terzo in cui di fronte alle difficoltà l’amicizia e la solidarietà femminile prendono il sopravvento, gli antichi affetti si rinsaldano ed anche i personaggi lasciano trasparire una maggiore verità.

Giorgio Sangati dirige con mano sicura ed un buon ritmo un cast decisamente affiatato. Maria Paiato trova un efficace registro comico in una recitazione sopra le righe, quasi da diva d’altri tempi, con pose affettate (icastico il suo mimare la disperazione attaccandosi allo stipite della porta), a rimarcare i contrasti che albergano nel suo personaggio. Al suo fianco Mariangela Granelli è una Claire più asciutta, grintosa, ma non per questo meno efficace. Completa il triangolo la tanto simpatica quanto stralunata Catherine di Ludovica D’Auria.

Uno spettacolo godibile, intelligente -sicuramente tra le migliori produzioni targate CTB di questa stagione- che ha suscitato risate sincere ed applausi convinti da parte del pubblico che affollava il Teatro Sociale