Recensioni - Teatro

Brescia: Che futuro stiamo preparando ai nostri figli?

Successo di pubblico per The Children di Lucy Kirkwood in prima nazionale assoluta al Teatro Sociale

Teatro tra i più attivi online durante i mesi del lockdown, il Centro Teatrale Bresciano è stato tra i primi a riaprire al pubblico non appena le condizioni lo hanno permesso ed ha coraggiosamente scelto di farlo non con letture o recital improvvisati ma investendo su una nuova produzione, peraltro in prima italiana assoluta.

The Children the Lucy Kirkwood è un testo inglese del 2016 che racconta di tre scienziati che avevano collaborato alla costruzione di una centrale nucleare che, travolta da uno tsunami sul modello di quanto accaduto a Fukushima, ha provocato una fuga di radiazioni rendendo invivibile il territorio circostante. Hazel e Robin, due fisici nucleari in pensione, hanno scelto di continuare a vivere nei pressi della centrale ed adattarsi alle restrizioni, cercando di mantenere una vita il più normale possibile. La loro apparente routine viene interrotta dall’arrivo di Rose, una vecchia amica ed ex amante di Robin che sta reclutando i collaboratori di un tempo per riportarli alla centrale a sostituire tutti i giovani che stanno fronteggiando l’emergenza: i giovani hanno ancora una vita davanti mentre loro ormai sono anziani per cui è giusto che si sacrifichino al loro posto.

Partendo da questo spunto The Children ci racconta di genitori che cercano di porre rimedio alle loro scelte che, ricadute sui figli, ne hanno intossicato l’esistenza. Ma questa intossicazione non è solo quella legata all’ambiente radioattivo che viene lasciato in eredità, ma è anche quella affettiva, del cordone ombelicale mai reciso che li ha inevitabilmente segnati anche nell’animo, come si intuisce dal rapporto di dipendenza psicologica che Lauren, figlia trentottenne di Hazel e Robin, ha con i genitori.
Non basta essere vegetariani, fare yoga, raccogliere oltre alla propria spazzatura anche quella lasciata dagli altri dopo un picnic, per assolvere alle proprie responsabilità nei confronti delle generazioni future, se si continua a far pesare la propria influenza e non le si responsabilizza veramente. Il liberatorio: “è ora che ci leviamo dai coglioni” gridato da Robin si riferisce solo al lasciare finalmente la figlia libera di vivere la sua vita, errori compresi, o va inteso in maniera più ampia, come una sorta di suicidio sacrificale nella centrale e ultimo tentativo per porre rimedio agli errori compiuti? Sono molti gli interrogativi che accompagnano lo spettatore all’uscita del teatro perché altrettanti sono i nervi scoperti che il testo tocca nonostante una trama apparentemente semplice.

Tutto si svolge nel rispetto delle unità di tempo e luogo: un pomeriggio nella cucina di un cottage in bilico su una sorta di abisso ricreato dallo scenografo Alessandro Chiti. All’interno di questo spazio Andrea Chiodi si conferma regista di grande sensibilità che non prevarica mai sugli attori, anzi li asseconda creando uno spettacolo di impostazione naturalistica in cui gli eventi si concatenano in modo spontaneo, nonostante traspaia un grande lavoro in fase di prove, in un atto unico di un’ora e mezza che conquista parola dopo parola.
Elisabetta Pozzi si immedesima nel ruolo di Hazel grazie ad una recitazione attenta e misurata, fatta di piccoli gesti e preziose sfumature che ne delineano le contraddizioni. È infatti lei che cerca di mantenere un'apparente routine in questa nuova condizione di instabilità con lo yoga, le diete, la maniacale attenzione affinché tutto proceda nel modo più simile a prima e, per questo motivo, sarà anche l’ultima ad accettare di ritornare alla centrale. Al suo fianco Giovanni Crippa è un Robin all’apparenza estroverso, guascone, che via via però rivela le sue fragilità e le sue amarezze. Completa l’affiatato trio Francesca Ciocchetti nel ruolo di Rose, personaggio catalizzatore della vicenda. Apparentemente distaccata e trattenuta nelle emozioni, questa donna si è in realtà costruita una corazza, arrivando addirittura a prendere la pillola anticoncezionale per spegnere la libido. Il non avere avuto figli l’ha probabilmente segnata ma allo stesso tempo le ha dato la forza per poter tornare a scuotere le coscienze degli amici.

Uno spettacolo intenso, coinvolgente, ricco di spunti, ottimamente diretto e recitato. Da vedere e, se come è stato anticipato, nella ripresa autunnale le due protagoniste femminili si scambieranno i ruoli a sere alterne, da rivedere!