Recensioni - Teatro

Brescia: Con Didone il Teatro Romano torna luogo di spettacolo

Didone Adonàis Dòmine di Emilio Isgrò nella produzione del CTB segna il ritorno delle rappresentazioni nell’antico luogo di rappresentazioni

Il teatro bresciano ha ripreso possesso di quello che è stato il primo luogo di rappresentazione in città, o meglio di quello che ne resta. Evento principale della rassegna estiva E…state con il CTB, organizzata dal Centro Teatrale Bresciano, è infatti la rappresentazione del testo Didone Adonàis Dòmine di Emilio Isgrò nell’area dell’antico Teatro Romano, a fianco del Capitolium.

In realtà si tratta di uno spazio che di teatrale ormai ha ben poco: il pubblico siede nella zona che originariamente era della scena, ai bordi di un ampio scavo archeologico, mentre l’azione si svolge su quelli che ormai sono i lacerti delle gradinate. Difficile pensare ad una vera e propria azione teatrale in quei luoghi, ed infatti per questa prima esperienza ci si è rivolti ad un testo che in realtà è un monologo, per il quale il regista Giorgio Sangati ha ideato una sorta di mis en espace, avvalendosi di videoproiezioni ispirate alle opere d’arte figurativa dello stesso Isgrò.

Il testo è una declinazione in tre parti della del mito virgiliano di Didone, cui si affianca nel titolo il nome di Dio sia in ebraico che in latino. Tre modi diversi in cui una donna può vivere l’abbandono da parte di un uomo: quello di Mariù Pascoli, sorella del poeta, di cui vive in maniera estremamente conflittuale la morte; quello di Pia Bellentani, protagonista di un caso di cronaca nera nell’immediato dopoguerra per aver ucciso l’amante; quello di una terrorista innamorata di un militante da cui verrà tradita. A queste si aggiunge Anna, la sorella di Didone, una sorta di fil rouge che interagisce con un coro di tre carte che rappresentano il gioco ed il caso, e che si ritrova in un finale in cui cancellature e ribaltamenti di prospettiva portano ad un rimescolamento dei ruoli che ricorda il “tutto nel mondo e burla” del Falstaff verdiano.

Ad incarnare tutti questi personaggi l’eclettico talento di Sandra Toffolatti che risulta estremamente credibile nonostante, per assenza di spazio scenico si trovi sacrificata quasi immobile su una pedana a parecchi metri di altezza. Al suo fianco i bravi Elena Antonello, Giacomo Mangiola e Gianluca Pantaleo che, nel ruolo delle tre carte interagiscono con la protagonista come una sorta di coro.
Una proposta sicuramente interessante che il pubblico della prima ha applaudito calorosamente.