Recensioni - Teatro

Brescia: Dopo 30 anni il mondo è ancora scemo

Caloroso successo per la riedizione di Oylem Goylem di Moni Ovadia prodotta dal CTB

Nel 1993 debuttava una produzione teatrale destinata a fama e longevità: Oylem Goylem (che tradotto vuol dire “mondo scemo”), un divertente spettacolo di cabaret che, oltre a consacrare definitivamente Moni Ovadia come una delle figure più significative del panorama teatrale italiano fece conoscere al grande pubblico la cultura yddish. Nel corso di 30 anni Oylem Goylem è stato ripreso più volte, per tornare in questa nuova produzione firmata Centro Teatrale Bresciano che ha debuttato al Teatro Sociale di Brescia in occasione delle festività di capodanno.

In scena Ovadia si immedesima in Simcha Rabinowicz, un venditore di ombre che, attraverso storielle e canzoni, affronta alcune tematiche fondamentali della cultura yddish quali il rapporto degli ebrei con il denaro, l’alimentazione a base di patate, la figura materna, l’identità dopo la diaspora, la religione -curioso che in una delle storie si ipotizzasse già 30 anni fa un Papa di nome Francesco- la shoah. Nonostante i tre decenni lo spettacolo ancora coinvolge, diverte e fa riflettere e Ovadia si conferma grande affabulatore e carismatico interprete. Al suo fianco una piccola orchestra klezmer, guidata dal violinista Maurizio Deho’, presente sin dalla prima edizione, accompagna e contrappunta la narrazione.

In Oylem Goylem si incontrano la feroce ironia e la struggente malinconia della cultura ebraica. Se infatti si ride del morboso attaccamento ai soldi, dell’altrettanto morbosa possessività della “mamma yddish” nei confronti del figlio -non molto dissimile da quella delle mamme italiane- e degli psicanalisti che dovrebbero risolvere queste morbosità, dall’altra parte ci si commuove quando si parla di deportazione -la canzone El Mole Rahamim è sempre un tuffo al cuore- di patria e di esilio in un intrecciarsi di emozioni che per due ore conducono il pubblico in un viaggio attraverso una cultura complessa ed affascinante.
Al termine applausi calorosi da parte di un Teatro Sociale attento e partecipe.