Elena Bucci e Marco Sgrosso irresistibili protagonisti di Delirio a due di Ionesco prodotto dal Centro Teatrale Bresciano
Mentre fuori infuria la guerra civile, Lui e Lei, rintanati nel loro appartamento combattono la loro piccola ma non meno feroce battaglia coniugale, punzecchiandosi, stuzzicandosi, rinfacciandosi tutto quanto l’uno ha fatto -o non ha fatto- per l’altro nel corso dei 17 anni del loro ménage.
Elena Bucci e Marco Sgrosso sono i protagonisti della nuova apprezzatissima produzione firmata Centro Teatrale Bresciano di Delirio a due che Eugène Ionesco scrisse nel 1962 e che ha debuttato al Teatro Sociale di Brescia.
Il testo, qui preceduto da una breve scena introduttiva tratta dalla Cantatrice Calva, è uno dei tanti dialoghi dell’assurdo in cui il drammaturgo franco-romeno pone in relazione l’individuo con il mondo circostante, un mondo che risente ancora degli echi del secondo conflitto mondiale e che in parte ha svuotato gli individui. Ed infatti i suoi personaggi non hanno una psicologia profonda, parlano per clichés, frasi fatte; i loro sono dialoghi brevi, smozzicati, fini a sé stessi, che raramente portano ad un’evoluzione del pensiero. Tutto è ciclico, immobile, ed il finale -in questo caso la ghigliottina, che dovrebbe rappresentare l’ordine nuovo dopo la violenza della guerra- spesso coincide con il punto di partenza.
Nonostante la drammaturgia di Ionesco appaia a volte un po’ datata, Elena Bucci e Marco Sgrosso sono estremamente abili nel valorizzare la grottesca ironia insita nel testo, dando vita ad uno spettacolo vitale e godibilissimo, una sorta di cabaret dell’assurdo che strizza l’occhio al cartone animato. Le nevrosi di Lui e la petulanza di Lei si intersecano in un sottile e spassoso gioco al massacro nel quale emergono il grande affiatamento e la straordinaria complicità che i due attori hanno maturato nel loro lungo sodalizio sulla scena.
All’interno di una scenografia semplice, dagli accenni surrealisti, che piano piano si disvela nel corso dello spettacolo, grazie all’efficace gioco di luci firmato da Loredana Oddone, i due attori agiscono e interagiscono con lo spazio dando vita ad un teatro che, nonostante le limitazioni da Covid, non è solo di parola ma anche fisico e di grande suggestione visiva.
Come sempre, negli spettacoli targati Le belle bandiere, un applauso va rivolto alla preziosa ricerca musicale, ad opera della stessa Bucci e di Raffaele Bassetti, che in questo caso spazia dal violoncello barocco per arrivare agli chansonnier francesi passando per Shostakovich e Gino Paoli, e che dona un raffinato tocco di poesia.
Calorosissimi gli applausi al termine a suggellare il meritato successo dello spettacolo.