Recensioni - Teatro

Brescia: Magnificat, o il gioco dell'oca

Lucilla Giagnoni firma uno spettacolo denso di contenuti e spunti, un inno alla vita e alla magnificenza dell’anima al Teatro Sociale

Al Teatro Sociale di Brescia è andato in scena «Magnificat» di e con Lucilla Giagnoni, una produzione del Centro Teatrale Bresciano e di TPE – Teatro Piemonte Europa.
Lo spettacolo inizia ma il palco può aspettare: Lucilla Giagnoni, in platea, accoglie il pubblico, lo interpella, lo introduce nella dialettica della serata a piccoli passi… i piccoli, simpatici, singolari passi di un’oca.
Proprio l’oca è infatti il fil rouge della serata (a cui allude con grazia anche il costume dell’attrice), l’oca che si scopre essere non solo animale teatrale (tragico e buffo) ma anche guida spirituale fin dall’antichità, un vero e proprio archetipo.

Guidati da Lucilla Giagnoni ci si inoltra allora in un gioco dell’oca, al contempo letterale e simbolico, le cui caselle consentono di esplorare le diverse declinazioni dell’elemento femminile (la forza che mette in relazione, che si prende cura, generalmente contrapposta al maschile che rappresenta invece l’energia che agisce sulla realtà) presente in ogni essere vivente.
Si va dalla creazione del mondo e della vita (con l’ispirata analogia tra la composizione delle basi azotate del dna e la costruzione della prima terzina del poema dantesco), alla fiaba della bella nel bosco addormentato, dal mito di Demetra e Baubo a quello di Clitemnestra.

Il semplice si fa complesso mentre ciò che è famigliare diventa sconosciuto a mano a mano che l’attrice illustra la sua poetica e incastra con soddisfazione e precisione i pezzi di un puzzle invisibile fatto di rimandi, interpretazioni e citazioni talvolta dichiarate, talvolta implicite e intese solo dagli spettatori più attenti.
Parentesi giocose (come la simpatica canzone delle fate) si alternano a momenti emozionanti (tra cui spicca l’invocazione delle Erinni tratta dall’Orestea), ben sottolineati dalle musiche di Paolo Pizzimenti. I video di Massimo Violato, proiettati su un telo alle spalle dell’attrice, unico elemento scenico presente sul palco, costituiscono un efficace supporto visivo al testo, ora mostrando il tabellone del gioco dell’oca, ora risaltandone le atmosfere.

Il risultato è uno spettacolo denso di contenuti e spunti, un inno alla vita e alla magnificenza dell’anima, un invito a darsi da fare per il benessere di tutti, a riscoprire il sostegno reciproco, a prendersi cura… perché il femminile e il maschile possano finalmente imparare a interagire tra loro e perché ognuno possa comprendere che «vincere è troppo poco».