Recensioni - Teatro

Brescia: Mastro Don Gesualdo tra classicità e flashback

Al Teatro Sociale l’amara parabola di successo e sconfitta dal romanzo di Verga

Al Teatro Sociale di Brescia va in scena “Mastro don Gesualdo” di Giovanni Verga (rielaborazione drammaturgica di Micaela Miano), una produzione “Progetto Teatrando” con regia di Guglielmo Ferro.

Un uomo solo, malato, circondato dall’opulenza e dall’indifferenza. Mastro don Gesualdo appare sulla scena mostrando già i segni di una fine inevitabile che, privandolo della possibilità di guardare avanti, fa sì che non gli resti che ricordare ciò che è stato.

Si fa allora un balzo indietro nel tempo (con un passaggio suggestivo ma che potrebbe migliorare in comprensibilità) a quando Gesualdo non era ancora don e si cercava di trovare un marito alla nobile Bianca.

Il lavoro, il matrimonio, l’asta dei terreni comunali, la residenza di Mangalavite, il rapporto con la figlia Isabella, la malattia della moglie… i vari episodi del romanzo si legano tra loro grazie ai ricordi del Mastro Don Gesualdo morente che accompagna il pubblico attraverso una panoramica della sua vita che lo riporta al punto di partenza (o meglio di fine) quando stanco e malato cerca un’ultima volta di relazionarsi in modo autentico con la figlia per poi morire solo e tra i rimpianti.

Le scene (di Salvo Manciagli) mutano con rapidità, specialmente nel primo atto, grazie all’impiego delle video proiezioni (a cura di Massimiliano Pace) e all’interessante utilizzo di pannelli scorrevoli da cui spuntano attori e accessori di scena. La varietà nell’uso delle quinte si perde un po’ nel secondo atto, dove i pannelli vengono impiegati forse per troppe volte solo come separè dietro cui si prepara la scena successiva mentre il protagonista si dedica a un monologo. Riusciti i costumi di Carmen Ragonese.

Enrico Guarneri è un Gesualdo credibile ed efficace, che riesce a suscitare commiserazione e far parteggiare per un uomo che viene rifiutato dal mondo nobiliare ma che a sua volta rifiuta i propri figli, un uomo che si è saputo far guidare solo dalla “legge della roba”, un uomo che per avere tutto, si è trovato con niente.

Nel finale applausi convinti da parte del numeroso pubblico. 

Elisa Benedetti (13/12/2019)