Recensioni - Teatro

Brescia: Schegge di un amore lacerante

Intensa e commovente la teatralizzazione di “Caduto fuori dal tempo” di Davide Grossman firmata da Elena Bucci e Marco Sgrosso per il Centro Teatrale Bresciano

È difficile non restare emotivamente toccati dall’intensa messinscena del romanzo Caduto fuori dal tempo dello scrittore israeliano David Grossman prodotta dal Centro Teatrale Bresciano che, dopo il debutto milanese è andata in scena al Teatro Sociale di Brescia alla presenza dello stesso autore.

Nel testo Grossman racconta il suo dolore per la perdita del secondogenito, avvenuta nel 2006, facendola riverberare su vari personaggi, protagonisti di altrettanti eventi luttuosi che ognuno cerca di vivere e superare a suo modo.
Si tratta di un racconto articolato, corale, impegnativo per il tema trattato, che Elena Bucci -autrice anche della regia- e Marco Sgrosso portano in scena con grande delicatezza e rispetto, in uno spettacolo in cui il dolore si trasfigura in poesia. I due attori si moltiplicano nei vari personaggi che popolano questo libro, ognuno con la sua storia, ognuno con il suo amore spezzato nei confronti del figlio, alla ricerca di una catarsi, che arriverà in un finale metafisico in cui i corpi sublimano in un gioco di voci, luci ed ombre.

Il palcoscenico è delimitato dalla sola quadratura nera che però, come una scatola delle meraviglie, su progetto della stessa Bucci, di Giovanni Macris e Loredana Oddone -autrice anche delle bellissime luci- si apre su questi piccoli spaccati di umanità, portandoci nei luoghi in cui queste storie vengono vissute e raccontate con piccole e semplici pennellate: schegge impressioniste in un’atmosfera onirica che arrivano dritte al cuore. A contribuire all’atmosfera di sogno sono anche le musiche che accompagnano l’intera rappresentazione, alcune registrate altre eseguite dal vivo dall’evocativa fisarmonica di Simone Zanchini. Musiche sulle quali in alcuni casi si modula anche la recitazione degli stessi attori in un raffinato equilibrio che nella scena della Riparatrice di reti tocca vette straordinarie. Ma sono molti altri i personaggi che incontriamo e che inevitabilmente lasciano il segno: dal Centauro al Ciabattino al Camminatore, all’Uomo e la Donna, che aprono lo spettacolo, affastellati nel racconto dello Scriba che funge da trait d’union di tutte queste storie.

Se all’inizio lo spettacolo può sembrare frammentario e poco intelligibile per chi non conosce il testo, man mano che il gioco viene svelato l’empatia tra pubblico e palcoscenico cresce per sciogliersi alla fine in un applauso sincero e partecipe.