Recensioni - Teatro

Brescia: Solida, incisiva Katharina Blum

Al Teatro Sociale l’ottima messinscena del testo di Heinrich Böll con la regia di Franco Però

Difesa della privacy e sciacallaggio mediatico non sono temi che riguardano solo la società digitale. Già 50 anni fa, in epoca analogica, lo scrittore premio Nobel Heinrich Böll si era posta la questione nel romanzo L’onore perduto di Katharina Blum.
Nella Germania degli anni ‘70 l’irreprensibile governante Katharina Blum conosce ad una festa Ludwig Götten, sospettato dalla polizia di essere un terrorista e ritenuto responsabile di alcuni omicidi. Ignorandone l’identità, lo aiuta a fuggire, venendo così, in un primo tempo, accusata di favoreggiamento. Un giornalista senza scrupoli del quotidiano Bild, pur di ottenere lo scoop, manipola le informazioni ricevute su di lei creando un caso mediatico che viene dato in pasto alla stampa scandalistica, sconvolgendo la sua vita e quella dei suoi familiari. Una volta riconosciuta la sua estraneità ai fatti, sarà Katharina stessa a farsi giustizia da sola.
Nella trama si inserisce anche il tema della manipolazione dell’informazione da parte del potere. Infatti nella vicenda è coinvolto anche il ricco industriale a Alois Sträubleder, amante clandestino di Katharina, che però, in virtù dei suoi agganci politici, riesce a pilotare l’informazione e ad uscirne praticamente illeso.

Da questa storia ancora attualissima Il regista Franco Però ha tratto uno dei migliori spettacoli visti in questa prima parte di stagione, prodotto dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia ed ospitato a Brescia al Teatro Sociale all’interno della stagione del Centro Teatrale Bresciano. Però racconta la storia in modo veloce, dinamico, grazie ad una efficace regia di taglio cinematografico, ottimamente supportata dalle efficaci scenografie realizzate da Domenico Franchi che, grazie a delle semplici quinte trasparenti, permettono di passare con disinvoltura attraverso i vari ambienti in cui si svolgono gli eventi.
Il linguaggio di Böll è ficcante e intriso di sottile ironia -a questo proposito è gustosissima la disputa tra Katharina e il poliziotto sull’uso dei termini corretti durante la stesura del verbale- ed il cast, perfettamente oliato, lo padroneggia con agilità.

Elena Radonichich è bravissima nel ruolo di una Katharina metodica, distaccata, ma sempre incisiva sulla scena. Al suo fianco spiccano Peppino Mazzotta nel ruolo dell’avvocato Blorna, affezionato datore di lavoro di Katharina, e Francesco Migliaccio, autoritario commissario Beizmenne. Ottimamente in parte anche gli altri interpreti ovvero Paola Bonesi, Emanuele Fortunati, Ester Galazzi, Riccardo Maranzana e Jacopo Morra, che hanno contribuito alla riuscita di uno spettacolo riuscito sotto ogni aspetto e salutato da applausi convinti.