Recensioni - Teatro

Brescia: Un atto d’amore ad un teatro che non c’è più

Con Risate di Gioia Elena Bucci e Marco Sgrosso rendono un omaggio al grande teatro italiano di inizio ‘900

È un grande atto d’amore al teatro quello che Elena Bucci e Marco Sgrosso compiono nel loro nuovo spettacolo “Risate di gioia” che è andato in scena al Teatro Sociale di Brescia, in una coproduzione che vede coinvolto anche il Centro Teatrale Bresciano. Un atto d’amore in uno dei momenti più critici della storia del teatro, dopo un anno di arresto e due stagioni di lenta ripresa in cui il pubblico timidamente ha ricominciato ad affollare i luoghi di spettacolo. Un atto d’amore nei confronti di quel teatro che non esiste praticamente più: il teatro delle compagnie di giro, fatto di capocomici, comprimari e caratteristi; i cosiddetti “scavalcamontagne” che attraversavano il paese in lungo ed in largo, esibendosi nei comuni più disparati ed alloggiando spesso in luoghi di fortuna in un’alternanza di entusiasmi e miserie.

Elena Bucci e Marco Sgrosso, che con Le belle Bandiere sono una delle poche compagnie teatrali rimaste in Italia, hanno raccolto manuali, memorie, epistolari di gente di teatro della prima metà del ‘900 e ne hanno tratto un racconto introdotto da due stralunati guitti, Umberto e Tortorella, che, all’interno di un teatro dismesso, aprono il magico baule dei ricordi e fanno riaffiorare i fantasmi di alcuni grandi del passato quali Rascel, le sorelle Nava, i fratelli De Rege, Antonio Petito -il più grande Pulcinella della storia- ma anche figure che abitualmente non si vedono in scena quali il suggeritore e il portaceste.

Lo spettacolo è un affastellarsi di testi non espressamente nati per la scena e questo ne penalizza in parte la drammaturgia, che si dipana come una lunga narrazione, abbastanza statica, incentrata perlopiù su monologhi che si svolgono in una suggestiva penombra -pregevoli le luci di Max Mugnai- e che possono avvalersi dell’indiscusso talento dei due attori: commovente la Bucci nel suggeritore e nel portaceste, istrionico Sgrosso in Petito-Pulcinella. Di quando in quando, soprattutto nella parte centrale, si percepisce la necessità di maggiore incisività, e forse qualche taglio avrebbe aiutato, ma lo spettacolo scivola comunque fluido sulle ali della magia e della malinconia, concludendosi tra gli applausi di un pubblico coinvolto e partecipe.