Recensioni - Teatro

Brescia: Una profonda lezione di storia che guarda al presente

“Fuoriusciti” di Giovanni Grasso, Al Teatro Mina Mezzadri 

Al Teatro Mina Mezzadri è andato in scena “Fuoriusciti” di Giovanni Grasso, una produzione Centro Teatrale Bresciano e Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale con regia e impianto scenico di Piero Maccarinelli.

Una grande scrivania ricolma di libri e scritti, una radio, la foto del papa, un’ampia finestra che affaccia su Brooklyn… siamo a New York e stiamo per assistere all’incontro tra due grandi pensatori e antifascisti: Don Sturzo (Antonello Fassari) e Gaetano Salvemini (Luigi Diberti).
Entrambi esuli, entrambi avanti negli anni, entrambi con un corpo pieno di acciacchi ma un intatto spirito combattivo. Si incontrano, si scontrano, si confrontano. Da un lato lo storico e politico anticlericale e agnostico, dall’altra il morigerato uomo di fede, fondatore del Partito Popolare Italiano. Così diversi eppure così simili, accomunati dalla sete di libertà e dalla repulsione per il fascismo.

I discorsi spaziano dalla questione meridionale ai patti lateranensi, dalla visione oltreoceano del fascismo alla guerra di liberazione, dalla monarchia al ruolo di Papa Pio XI. Le parole sono ricercate ma il confronto è franco, senza artifizi, com’è la discussione di due persone che pur non avendo la stessa visione del mondo provano l’uno per l’altro profonda stima e rispetto. C’è allora spazio anche per riflessioni più personali e filosofiche: il ricordo degli amici caduti, il silenzio di Dio, l’aldilà.
Il dialogo è denso e ricco di concetti complessi, ma risulta comunque ben fruibile anche da chi non conosce nel dettaglio le vite e le posizioni politiche dei due protagonisti. La costruzione dei dialoghi ha infatti previsto non solo un accurato lavoro filologico di recupero delle parole originali dei due pensatori (tratte da loro scritti e lettere) ma anche un’attenzione quasi didattica nell’inserire eventi e vicende che presentino in modo chiaro la situazione dell’epoca e le esperienze dei protagonisti.

Le incursioni della simpatica padrona di casa (Guia Jelo), che mescola lo stretto dialetto siciliano delle sue origini con qualche termine inglese imparato oltreoceano, sono piacevoli parentesi di leggerezza che, seppur talvolta appaiano un po’ forzate, donano un tocco di vivacità al tutto.
Lo spettacolo si presenta allora come una piccola lezione di storia sui generis che, dipanandosi tramite il confronto tra le osservazioni e le esperienze dirette dei due intellettuali, perde la patina del passato e scopre interessanti rimandi all’attualità. Dall’incontro delle diversità nasce dunque una riflessione che trascende il tempo e manifesta la sua potenza al di là del ricordo, perché come afferma Don Sturzo “Una nazione forte non ha paura delle differenze, ma fa delle differenze la sua forza”.