Recensioni - Teatro

Brescia: inaugurata la stagione del Teatro Sociale con “Falstaff e il suo servo”

Una sorta di pastiche drammaturgico con esiti alterni

Al teatro Sociale di Brescia, Franco Branciaroli e Massimo de Francovich inaugurano la stagione di prosa 2019 – 2020 con uno spettacolo dedicato alla figura di Falstaff. La drammaturgia, che riprende vari spunti relativi al personaggio inventato dalla penna di Shakespeare è di Nicola Fano e Antonio Calenda, che si assume anche l'onere della regia.

Il Falstaff di Branciaroli ricalca in tutto e per tutto lo stereotipo del personaggio gaudente e malinconico, mentre la figura del servo, interpretato da Massimo De Francovich, risulta quasi essere il suo contraltare serioso ed austero.

La drammaturgia si sviluppa da vari temi e attinge a molteplici fonti, Shakespeare in primis con “Le Allegre Comari di Windsor”; “Enrico IV” ed “”Enrico V”, ma anche e inaspettatamente dalla “Bisbetica Domata”. Non mancano citazioni e rimandi al libretto ideato da Arrigo Boito per l'opera Falstaff di Giuseppe Verdi.

Ne risulta un poutpourri di citazioni e motivi che dipanano una drammaturgia veloce ma a tratti ingarbugliata e confusa, che assomma scene e lazzi fino ad issare nel finale Falstaff su un cavallo di legno dal quale ruzzolerà rovinosamente. Non ci sono citazioni in questo caso ma non può non venire in mente un picaresco rimando ad un'altra coppia eponima di servo e padrone : Don Chisciotte e Sancio Panza.

Franco Branciaroli, in un ruolo a lui congeniale, alterna l’istrionismo del mattatore ad una recitazione più misurata, giocando sul sottile equilibrio tra la vitalità del personaggio e la malinconia della situazione. Massimo de Francovich è perfetto nel ruolo del ruolo del servo che di Falstaff è l’opposto: lucido, asciutto, riflessivo, e, forse, anche un po’ subdolo.

Completano il cast quattro giovani attori che si calano efficacemente nei vari ruoli, ovvero Valentina Violo (Madame Page e Prostituta), Valentina D’Andrea (Madame Ford e Ostessa), Alessio Esposito (Page e Bardolfo), e Matteo Baronchelli (Ford e Francis) compagni d’avventura in questo lungo flashback che si conclude con la morte, anche se in realtà nel finale Falstaff, anziché morire, indirizza al pubblico il suo ultimo sberleffo, perché i miti non muoiono mai.

A. Manuelli 22/10/2019