Recensioni - Teatro

Brescia: sermone dei buoni sentimenti per Cristicchi

Il cantautore romano presenta un soliloquio intervallato da canzoni

Per la stagione 21/22 del Centro Teatrale Bresciano approda al Teatro Sociale di Brescia il nuovo spettacolo di Simone Cristicchi: “Happy Next alla ricerca della felicità”. La produzione ha debuttato a fine novembre all’Aquila e ha già al suo attivo una piccola tournée. Evidentemente giunge a Brescia in versione ridotta, essendo al debutto stato presentato con un cast di altri tre attori oltre al protagonista. Sul programma di sala distribuito a teatro è effettivamente menzionata la partecipazione di Ariele Vincenti, che però non si è vista sul palco ieri sera, né alcuna spiegazione è stata data di questa assenza.

Dunque ieri anziché quattro attori, i colorati costumi, i balletti e le scene d’insieme che si vedono nel trailer di presentazione dello spettacolo, troviamo Simone Cristicchi, solo in centro al palco, con al fianco la sua chitarra. Dietro a lui una scenografia colorata, di Francesca Pasquinucci e Davide Giannoni, che però mai viene utilizzata e che pertanto si riduce a puro decoro.

Ne segue un soliloquio intervallato da canzoni in cui Cristicchi ci parla della felicità attraverso edificanti parabole relazionate a sette parole chiave quali “Noi”, “Talento” e così via. Il cantautore purtroppo, anziché dare spunti di riflessione al pubblico, parla per assunti, sciorina irreprensibili conclusioni, passando per racconti esemplari in cui non si fa mancare niente del più tranquillizzante citazionismo: dal Buddha alla Bibbia, passando per i suoi dialoghi con Suore Clarisse, monaci ortodossi in Kosovo, la guerra di Russia vissuta dal nonno, Einstein e chi più ne ha più ne metta.

La vocazione pastorale del monologo è esaltata da una voce volutamente calda ed ecumenica, che alla lunga risulta però monocorde e ripetitiva. La scansione è meccanica, in un’alternanza perfetta fra racconto educativo e canzone. Non mancano purtroppo pensieri di assoluta banalità, che, se non fossero proposti con la seriosità della parabola, sarebbero spunti per la più caustica ironia; ne citiamo un paio a memoria: “Puoi comprati una villa, non una famiglia” o ancora “Puoi comprarti il rolex, non il tempo”.

Il sermone è probo, retto, virtuoso, sempre condivisibile, farcito di buone intenzioni e di bontà.

Insomma semplicemente noioso.

Lo spettacolo all’Aquila era probabilmente un altro, lo si intuisce dal video e dalle foto messe sul proprio sito dallo stesso artista.

Brescia invece si deve accontentare. Pazienza.

Raffaello Malesci (14 Dicembre 2021)