Recensioni - Teatro

Cabaret veneto alla ricerca di Shakespeare

Divertente cabaret autobiografico di Andrea Pennacchi al Teatro Romano di Verona

Quasi in chiusura del Festival 2023, arriva al Teatro Romano di Verona Andrea Pennacchi con un monologo comico tratto dal suo ultimo libro “Shakespeare and me”. Insieme a lui sul palco l’ottimo Giorgio Gobbo alle chitarre e voce.

Lo spettacolo è impostato nella classica forma di “monologo cabaret”, con un lungo racconto autobiografico accompagnato da alcune canzoni e da musiche suonate dal vivo. Pennacchi narra della sua infanzia, della gioventù vissuta a Padova e delle successive divertenti peregrinazioni alla ricerca di sé stesso, che lo porteranno infine ad iscriversi all’università di Padova e ad abbracciare l’arte del teatro. Questa, dopo anni di gavetta, lo renderà noto grazie soprattutto ad un video sul razzismo diventato virale alcuni anni fa.

Attore spigliato e convincente nella sua affabulazione veneta, Pennacchi ha attirato un folto pubblico, che conosceva già i suoi lavori, e che si è molto divertito applaudendo con convinzione.

Molta vita vissuta nel racconto, intrisa di sapiente e sapida aneddotica, spesso contrapposta ad arte con alcuni tentativi di riflessione. Di Shakespeare in verità non c’è moltissimo: qualche accenno alla Tempesta, all’Enrico IV con il monologo sull’onore di Falstaff, alle Comari di Windsor e ai Due gentiluomini di Verona. Il Bardo resta sullo sfondo aleggiando sulle vicissitudini autobiografiche del protagonista introdotto alla lettura di Shakespeare dal racconto del Giulio Cesare fatto da un professore universitario.

Un simile racconto libero, semplice, divertente viene riproposto sia per le vicissitudini della vita che per i brevi accenni all’opera del bardo. Divertente e provocatoria la narrazione della trama de “I due Gentiluomini di Verona”.

Anche se a tratti la drammaturgia si perde in eccessi autobiografici con accenni fin troppo parchi allo Shakespeare che è il dedicatario dello spettacolo, Pennacchi ha però il pregio e il dono della leggerezza, della comicità schietta, spesso dialettale, con un utilizzo sublime di quella lingua veneta che è un vero e proprio tesoro teatrale della nostra tradizione.

La chiusura è inevitabilmente affidata al finale di Puck dal Sogno di una Notte di mezza Estate, ovviamente in veneto.

Una bella serata salutata con calore dal pubblico.

Raffaello Malesci (Mercoledì 6 Settembre 2023)