Recensioni - Teatro

Cremona: Intelletto d'amore, Dante e le donne

Al Teatro Ponchielli lo spettacolo di Lella Costa diretto da Gabriele Vacis

Chi è Dante?  È “soltanto” il poeta più grande di tutti i tempi? È “soltanto” il creatore dell’opera più letta e apprezzata di sempre? No: è molto di più. Dante è un uomo estremamente sensibile, un uomo che, nonostante sostenga il prevalere della “ragione” sul “talento”, viene travolto per primo dai sentimenti; egli, infatti, si affida completamente agli unici esseri che hanno “intelletto d’amore”: le donne. È proprio questa la figura del poeta descritta da Lella Costa in Intelletto d’amore, un monologo (scritto da Gabriele Vacis) che si presenta come una piacevole lezione, in cui viene svelato il vero volto del Sommo Poeta, quello più nascosto, ma allo stesso tempo più evidente: il volto di un uomo che deve la propria esistenza alle donne. È proprio dunque grazie alla voce di quattro donne che Dante, o meglio, la mente di Dante prende vita e domina la scena. Lella Costa, accolta dal pubblico con calorosi applausi e avvolta da numerosi leggii decorati da lucine assimilabili a stelle, interpreta e si fa portavoce di quattro importanti personaggi femminili, ognuno rappresentante tappe e caratteri fondamentali della vita del poeta.

 La prima donna a prendere voce è una polemica Gemma Donati che, con estrema semplicità e trasparenza, condanna il fatto di non essere mai stata nominata nelle opere del marito, nonostante quest’ultimo abbia potuto godere massimamente del sostegno della moglie non solo a livello familiare, ma anche a livello letterario. Ella afferma di essere in realtà la vera autrice dell’intera Divina Commedia. La seconda figura presentata è la tanto apprezzata Francesca, la quale racconta l’importanza dell’amore che la lega al suo “Paolino”, un amore che può continuare anche dopo la morte nella perpetua bufera infernale, un amore che, nonostante venga punito in quanto adulterino, è analogo a quello provato da Dante per Beatrice. Segue una terza figura poco conosciuta e raramente trattata nelle scuole: si tratta di Taide, una prostituta presentata da Terenzio nel suo Eunuchus e condannata ingiustamente ed aspramente proprio da Dante nelle Malebolge (canto XVIII dell’Inferno). Ultima donna a catturare l’interesse del pubblico è una svampita, ma al contempo estremamente coinvolgente, Beatrice che, dall’alto del Paradiso, con l’inimitabile dolcezza che la caratterizza,  si rivolge ad ogni singolo componente del pubblico, invitandolo a seguire un viaggio nel tempo, a ripercorrere i giorni passati fino a giungere ad un momento particolare, quello che ha rappresentato il passaggio dalla fanciullezza alla gioventù, l’istante in cui si è venuti per la prima volta a contatto con l’amore, riconoscendo la profondità di questo indescrivibile sentimento nello sguardo del proprio Dante o della propria Beatrice. 

Lella Costa, grazie al proprio incontestabile talento, è in grado di ammaliare il pubblico e di accompagnarlo nel fantastico mondo di Dante, mutando continuamente identità ed interpretando magistralmente ogni singolo personaggio delineandone anche la più lieve sfumatura: la sicurezza di Gemma mediante uno sfacciato dialetto toscano, la passione di Francesca, la volontà di rivincita di Taide e l’estrema delicatezza di Beatrice. Componente fondamentale dello spettacolo è, inoltre, l’ironia che traspare un po’ ovunque e che pone in rilievo l’impatto che Dante ha avuto, ed ha tutt’ora, nella vita di tutti i giorni, rivelando innumerevoli e sorprendenti collegamenti con l’attualità.

La regia e la stesura di Gabriele Vacis, unite all’interpretazione magistrale di Lella Costa, in perfetta sintonia fra loro consentono la messa in scena di uno spettacolo originale, vivace e di qualità, apprezzato e premiato dal pubblico.