Recensioni - Teatro

Cremona: Il gioco del Giardino dei ciliegi

La commedia-testamento di Čechov nel coinvolgente allestimento di Alessandro Serra

“Siate più leggeri, più fluidi, più semplici, meno fatalistici, meno drammatici; siate anche più allegri, come nella vita. Ed anche nella mia indicazione tra le lacrime io volevo soltanto dire che tale era lo stato d'animo interiore del personaggio, non che piange. È un modo di dire convenzionale.”
Con questi appunti Anton Čechov cercava di spiegare ai suoi attori quale avrebbe dovuto essere lo spirito con cui affrontare Il giardino dei ciliegi, il suo ultimo capolavoro teatrale che mette la parola fine al teatro borghese dell’800 aprendo verso il teatro dell’assurdo e dell’incomunicabilità del XX secolo. Queste indicazioni vengono fatte proprie da Alessandro Serra che costruisce uno spettacolo, andato in scena a chiusura di stagione al Teatro Ponchielli di Cremona, caratterizzato da un’atmosfera giocosa e spigliata.

Il luogo da cui tutta la vicenda si snoda è la camera dei bambini, quella in cui Ljubov’ e Gaev giocavano da piccoli e nella quale tornano anni dopo per la vendita del giardino. Ed è proprio un’atmosfera di gioco quella che caratterizza uno spettacolo vitale, ritmato, che si beve tutto d’un fiato, in cui i quattro atti si susseguono senza soluzione di continuità. Ad episodi ludici -le bocce, che strizzano l’occhio al biliardo, il gioco delle sedie, gli inseguimenti, gli scherzi allo zio chiuso nell’armadio- si alternano sequenze di grande poesia, quali i cambi scena affidati alla magia di Šarlotta Ivanovna, o il brindisi del terzo atto o il finale, in un’alternanza di vitalità e lirismo.

La scena è perlopiù vuota, illuminata da luci calde, tendenti al seppia, che conferiscono una patina di antico al punto che nei momenti in cui tutti gli interpreti si bloccano sembra di sfogliare un vecchio album di fotografie, cui fanno da contrasto suggestivi giochi con le ombre di stampo espressionista. La drammaturgia, firmata dallo stesso Serra, è rispettosa del testo originale: unica licenza la voce off del piccolo Griša che consola Ljubov’ dopo la perdita del giardino.

Ottimo il cast, diretto con un’armonia quasi musicale, in cui spiccano la Ljubov’ di Valentina Sperlì e il Lopachin di Marco Sgrosso, affiancati da Arianna Aloi,  Andrea Bartolomeo,  Massimiliano Donato, Chiara Michelini, Felice Montervino, Paolo Musio, Massimiliano Poli, Miriam Russo, Paola Senatore, Bruno Stori. 
Uno spettacolo intenso, che con leggerezza tocca il cuore della poetica di Čechov, salutato dal pubblico del Teatro Ponchielli con applausi sinceri.