Recensioni - Teatro

Cremona: Paolo Poli nell'emozionante racconto di Pino Strabioli

Applausi calorosi per lo spettacolo Sempre fiori mai un fioraio al Ponchielli

Paolo Poli, un attore che ha segnato la storia del teatro del Novecento, colto ed ironico, capace di mostrare sempre e comunque il proprio essere, al di là di tutti i pregiudizi. Sempre allegro e spensierato, egli ha però condotto una vita difficile, ricca di sofferenze, dolori e sconvolgimenti: Pino Strabioli nel suo Sempre fiori, mai un fioraio racconta proprio questo lato sconosciuto della vita dell’attore, sottolineandone il coraggio e la forza.

Le luci si spengono. Il buio avvolge il pubblico. L’inconfondibile voce di Poli (tratta da alcune registrazioni) pervade il teatro suscitando, sin da subito, numerose risate, unite al desiderio di rivivere la comicità e lo spirito del grande artista, attraverso il racconto della sua vita. Ora lo spettacolo può avere inizio. Il Ponchielli, nella sua eleganza, fa da sfondo all’intera rappresentazione e diventa un tutt’uno con essa.

Strabioli, sin dall’entrata in scena, instaura un forte legame con il pubblico, rendendolo partecipe delle vicende vissute da Paolo Poli e raccolte personalmente durante una trentina di pranzi in un ristorante di Roma.  I vari aneddoti racchiudono l’intera vita dell’attore: l’infanzia, il rapporto con i genitori, la dolcezza della madre, il sostegno del padre, la guerra, i primi amori, la consapevolezza e l’accettazione dell’omosessualità, la volontà di non tradire la propria natura nonostante il giudizio altrui.

La scena è costituita da un leggio e da una sedia, ma, in realtà, questo vuoto è colmato dall’energia che deriva dall’interpretazione di Strabioli nel rivelare la complessità dei sentimenti provati da Poli. L’intera rappresentazione è dominata da un’inarrestabile dinamicità e da una forte fluidità, nonostante i continui mutamenti del tono della voce e dell’intensità dei movimenti dell’attore che seguono il susseguirsi di contrastanti emozioni. Strabioli descrive minuziosamente le scene servendosi di un’efficace gestualità, accompagnando il pubblico in un realistico viaggio e rendendolo parte integrante dei luoghi evocati: Corso Vittorio a Roma, il ristorante, la campagna fiorentina e così via.

Fondamentale, durante la rappresentazione, l’accompagnamento di Marcello Fiorini alla fisarmonica: il pubblico, affascinato dal racconto di una vita, viene ulteriormente sollecitato dalla musica che, soprattutto nei momenti più dolci o più tristi, è in grado di abbracciare il pubblico, rendendolo ulteriormente partecipe della sensibilità e fragilità, forse troppo spesso occultate, di Paolo Poli.
Strabioli è in grado di far emergere questa componente, così intrisa di malinconia, alternandola o meglio  inserendola all’interno di una cornice ironica e intrecciandola alle frequentissime battute ed alle espressioni colorite che caratterizzano  l’intero spettacolo.

Sempre fiori, mai un fioraio fa rivivere Paolo Poli, non soltanto nei nostri ricordi, ma anche e soprattutto sul palcoscenico, in teatro, quel teatro che ha sempre accompagnato la vita dell’attore, permettendogli di esprimere pienamente la propria essenza.
l teatro era la sua più grande passione: una professione in età adulta, il gioco preferito durante l’infanzia.