Recensioni - Teatro

Cremona: Paradiso XXXIII al Teatro Ponchelli

Convince lo spettacolo di Elio Germano e Teho Teardo dedicato all'ultimo canto della Divina Commedia

Silenzio assoluto, buio assoluto: un rintocco. Un campanello richiama l’attenzione del pubblico che, sin dai primi attimi, è travolto dall’incontenibile energia di Paradiso XXXIII di Elio Germano e Teho Teardo andato in scena nella stagione di prosa del Teatro Ponchielli di Cremona.

La scena (di Matteo Oioli) è tripartita: i lati del palco sono dedicati alla musica (a sinistra gli strumenti elettronici maneggiati da Theo Teardo, a destra il violoncello di Laura Bisceglia e la viola di Ambra Chiara Michelangeli); il centro è occupato da un velatino, una sorta di secondo sipario, che nasconde e rivela dietro di sé uno schermo animato da strepitose e sorprendenti immagini.
Lo spettacolo prende vita con estrema calma: il palco è lentamente pervaso da una soave melodia che permette al pubblico di perdere qualsiasi riferimento spazio-temporale e di essere totalmente travolto dal magico mondo di Dante. Elio Germano rievoca l’ultimo canto della Divina Commedia e permette ad ogni singolo membro del pubblico di vivere in prima persona l’ultima fase del viaggio del Sommo Poeta.

L’intera rappresentazione è in un continuo crescendo: le parole dedicate alla Vergine Maria vengono scandite e ripetute ad una ad una da una voce lontana e misteriosa, poi, con l’avanzare dei versi, le frasi si riempiono di páthos fino a raggiungere il momento culminante della visione di Dio, un momento talmente intenso, come afferma Dante, da non poter essere espresso a parole; pertanto l’importanza, la magnificenza e il mistero di questi versi vengono espressi e rievocati mediante delle immagini-simbolo (di Sergio Pappalettera e Marino Capitanio).  Lo schermo è animato da fasci di luce colorata che si trasformano continuamente e seguono il procedere degli eventi. Inizialmente tali immagini si inseriscono timidamente, punteggiando lo schermo di stelle, per poi diventare improvvise linee rette e curve, che finiscono per tramutarsi in un fascio evocante la figura di San Bernardo. Le immagini più significative e coinvolgenti sono però quelle che rappresentano l’occhio di Dante, quell’occhio che, durante la manifestazione del Signore, non riusciva a distogliere l'attenzione dalla luce divina: gli spettatori vengono quasi ipnotizzati da quest’occhio che, progressivamente, cambia aspetto ed è coinvolto in un continuo rigenerarsi di cerchi concentrici, i cerchi della Trinità.

Significativa è anche la rapida carrellata di immagini rappresentanti i mali del mondo di oggi: guerre, incendi, disastri naturali: sono proprio questi gli eventi che costituiscono l’Inferno dantesco attuale e, venendo presentati nel Paradiso, ci permettono di comprendere come, nonostante le innumerevoli disgrazie e le infinite sofferenze, sia necessario resistere, sperare e fare di tutto per creare un futuro migliore.

Paradiso XXXIII (regia di Simone Ferrari e Lulu Helbaek) presenta il Paradiso dantesco nella sua totalità, racchiudendo le sue tre componenti fondamentali: poesia, luce e musica.
La poesia è incarnata da Elio Germano il quale, sin dall’inizio, è in grado di catturare la completa attenzione del pubblico. Germano non spiega nulla, ma recita, o meglio, evoca i versi danteschi in modo estremamente coinvolgente, tanto da rendere qualsiasi spiegazione superflua: tutto è reso chiaro anche, e soprattutto, dal tono della voce e dai movimenti eseguiti che, nel corso della rappresentazione, si fanno sempre più ampi.
Anche le luci (di Pasquale Mari) seguono il corso della poesia, diventando ora più flebili ora più forti e, nella conclusione, racchiudendo l’intero pubblico in un dolce abbraccio. Ampio spazio è lasciato alla musica che, ora si alterna, ora accompagna la poesia stessa. Teho Teardo, occupandosi della drammaturgia sonora, crea delle melodie eteree e sovrannaturali da cui si generano forti vibrazioni che colpiscono e battono all’unisono con il cuore di ogni singolo spettatore. Per ottenere tutto questo egli si serve di strumenti elettronici, tastiere e campionature, che comunicano fra loro e si uniscono armoniosamente ai soavi suoni del violoncello e della viola.

Paradiso XXXIII avvolge, coinvolge e travolge l’intero Ponchielli, affascina e genera speranza in ogni singolo spettatore, accoglie ed accompagna tutti in un viaggio estremamente particolare, dominato dall’ “amor che move il sole e l’altre stelle”.