
Accurata e fedele messa in scena de Il Compleanno di Harold Pinter a cura del regista tedesco
Arriva al Ponchielli di Cremona per un’unica data “Il Compleanno”, nota pièce del drammaturgo britannico Harold Pinter nella versione registica di Peter Stein. Lo spettacolo è prodotto da Tieffeteatro, dal Teatro Stabile del Veneto e da Viola Produzioni.
Il testo, che ormai risale al 1958, non ha perso la sua attualità, infatti, pur ispirandosi al cosiddetto teatro dell’assurdo, Pinter crea un teatro universale che potremmo definire del “non detto”. Il drammaturgo britannico catapulta il pubblico direttamente in una storia in fieri, senza spiegazioni, tagliando di netto con la tradizione consolidata di spiegare ambientazione e personaggi così cara al teatro borghese ottocentesco.
Innumerevoli le commedie precedenti aperte da un cameriere che, fra una chiacchiera e l’altra, introduce i personaggi e prepara il pubblico a fruire della situazione e del contesto. Al contrario in Pinter troviamo personaggi che parlano di cose ignote al pubblico, accennano ma non dicono, non spiegano mai, danno per scontato, sottintendono.
Al pubblico resta la libertà di capire, allineare le situazioni, intuire; insomma dare una lettura propria di una situazione che risulta fino alla fine non chiara. Ne “Il Compleanno” resta insoluta la domanda su chi siano in realtà Goldberg e Mc Cann, i due equivoci e a tratti feroci personaggi che vengono alla pensione di Meg per prelevare il problematico e fanciullesco Stanley.
Oggi l’interpretazione del pubblico, ovvero le suggestioni che ognuno riceve dalla pièce, è sicuramente diversa dal 1958, ma altrettanto stimolante poiché libera e non condizionata. Questo rende ancora validi e pregnanti i lavori di Harold Pinter.
Peter Stein sceglie un taglio accurato e millimetrico in una messa in scena completamente fedele all’originale a partire dalla sobria e minimale scenografia di Ferdinand Woegerbauer e dai costumi appropriati di Anna Maria Heinreich.
Il testo è riproposto con maniacale precisione, sia per quanto riguarda le battute, sia per quanto riguarda le numerose indicazioni sceniche inserite dal drammaturgo. Sembra poco ma è tantissimo, poiché il lavoro è concentrato e distillato sulle battute, sul sottotesto, sulle pause, sui movimenti e sui silenzi. Il tutto costruito con una precisione teatrale che si trasforma in una naturalezza di alto livello, difficile da vedere altrove.
Affiatato e coeso il cast, su cui spicca una comica e caratterizzata Maddalena Crippa, che disegna una Meg dallo spiccato accento milanese, portatrice di una comicità schietta e paradossale. Allucinato e sconvolto lo Stanley di Alessandro Averone, che assomma alla disperazione i tratti di un clown rosso contemporaneo. Il suo contraltare è il violento clown bianco di Alessandro Sampaoli (Mc Cann), che fonde una violenta fisicità all’ingenuità spiazzante di un bambino. Gianluigi Fogacci è superlativo come Goldberg, unendo in sé le sfaccettature del gangster e i paradossi di un testo spesso allucinato e paradossale. Ottimi anche Fernando Maghini (Petey) e Emilia Scatigno (Lulu).
Molti applausi nel finale per uno spettacolo da ricordare.
Raffaello Malesci (Martedì 28 Febbraio 2023)