Recensioni - Teatro

Cristicchi visionario predicatore

Debutta al Teatro Sociale Il secondo figlio di Dio, racconto della vita di David Lazzaretti

Dopo il grade successo di Magazzino 48 Simone Cristicchi continua il suo percorso di “cantattore” con un nuovo progetto che ha per protagonista la figura di David Lazzaretti conosciuto come il Cristo dell’Amiata.
Vissuto a cavallo dell’unificazione italiana Lazzaretti, un carismatico visionario, fondò sul Monte Labbro, da lui ribattezzato Labaro, una comunità religiosa in cui si sposavano socialismo e misticismo, nella quale la vita e l’ordinamento sociale erano basati sui precetti del Vangelo.

L’alto numero di adepti e il crescente riconoscimento anche a livello internazionale preoccuparono le gerarchie del neonato Regno d’Italia che, temendo possibili moti sovversivi, inviarono una pattuglia di carabinieri ad impedire lo svolgimento di una processione durante la quale Lazzaretti fu ferito a morte.
Nel Secondo figlio di Dio, coprodotto dal Centro Teatrale Bresciano con la regia di Antonio Calenda, Cristicchi ha il merito di far conoscere al grande pubblico questa figura ormai dimenticata, la cui colpa maggiore fu forse quella di aver messo in discussione un ordine costituito e proposto delle riforme in un’epoca in cui uno stato agli albori aveva invece bisogno di rigore e di certezze. Vero è che sentire una persona di metà ‘800 parlare di Stati Uniti d’Europa fa sorgere il dubbio  che fosse troppo aventi per i suoi tempi, e forse anche per i nostri.
All’interno di uno spazio scenico concepito con grande abilità da Domenico Franchi e dominato da un enorme carretto che diventa via via altare della Madonna, seggio papale, chiesa in costruzione, Cristicchi racconta la storia di questo barrocciaio dando voce ai vari personaggi che la compongono, da Lazzaretti stesso, alla moglie, al carabiniere che gli sparerà, alternando recitazione e canzoni, accompagnate queste ultime dal coro Ensemble Magnificat di Caravaggio.
Lo spettacolo scorre con fluidità nonostante in qualche punto la tensione si allenti, soprattutto nei passaggi in cui l’attore deve agire con gli elementi scenografici per ricreare i vari ambienti, nei quali tende a perdere intensità diventando più didascalico.
Resta comunque una prova riuscita quella di Cristicchi che riesce a sostenere un’ora e mezza di monologo mantenendo sempre in equilibrio gravità e leggerezza.
Applausi convinti al termine da parte del numeroso pubblico che affollava il Teatro Sociale

Davide Cornacchione 21/10/2016