Recensioni - Teatro

Eracle, tragedia al femminile

Il testo di Euripide allestito da Emma Dante per il Festival del Teatro Antico di Siracusa chiude l’Estate Teatrale Veronese

È un cimitero in fieri la città di Tebe in cui si svolge la vicenda di Eracle, caratterizzata da una parete di fondo costellata di fotografie di defunti e da cinque grosse vasche piene d’acqua, una delle quali servirà per le abluzioni sacrificali mentre le altre sono destinate a diventare le tombe di Megara, moglie di Eracle, e dei loro tre figli. Altri elementi sono due croci con il braccio trasversale che continua a mulinare per tutta la prima parte del dramma, per arrestarsi nel momento in cui le quattro vittime verranno le poste nelle tombe, adornate da candele rosse votive, deposte dal coro prima che gli omicidi vengano compiuti, quasi ad anticipare il senso di tragedia.

 

Sono le tradizionali processioni funebri siciliane ad aver ispirato alla regista Emma Dante questo Eracle di Euripide che ha debuttato a maggio al Teatro Greco di Siracusa ed è approdato al Teatro Romano di Verona a chiusura dell’Estate Teatrale Veronese. Sono tanti quindi i rimandi alla Sicilia sul palcoscenico: dal coro maschile che ricorda le vecchie prefiche, venute a piangere i morti prima ancora che i fatti siano avvenuti, ai copricapi di Megara -uno regale a sette punte ed uno sacrificale tempestato di fiori- ispirati a quelli con cui vengono adornate le sante in processione, e soprattutto al marcato accento siciliano della magnetica Serena Barone, disperata e commovente nel ruolo maschile di Anfitrione, padre putativo di Eracle (il suo vero genitore è infatti Zeus) e vero perno della vicenda. In questo Eracle, infatti, i protagonisti maschili sono donne, perché alla regista interessa più la fragilità dell’eroe rispetto alla sua forza.

 

Mariagiulia Colace dà corpo ad un Eracle spavaldo, che, dopo aver sterminato la sua famiglia, volta le spalle a quanto accaduto, lasciando al padre il compito di seppellire le vittime e riparte per la sua missione da eroe insieme all’amico Teseo, interpretato da Carlotta Viscovo, che nei costumi e nella gestualità si può considerare una sorta di alter-ego del protagonista. Donne sono anche i tre figli maschi di Eracle ovvero Sena Lippi, Arianna Pozzoli e Isabella Sciortino. Ed è donna il crudele Lico di Patricia Zanco, il tiranno che, approfittando dell’assenza di Eracle, lo spodesta dal trono ed al suo ritorno viene da lui ucciso per aver tentato di compiere quello che poi a lui riuscirà: sterminare la sua famiglia. Unica donna in abiti femminili è l’intensa Megara di Naike Anna Silipo, che svetta nella struggente scena in cui prepara i figli all’esecuzione da parte di Lico.

C’è infatti molta ritualità in questo spettacolo, una ritualità che si traduce in composizioni visivamente potentissime, dalla scena delle abluzioni sacrificali, alle processioni, al finale che con poche misurate azioni si trasforma da macabro a poetico, il tutto grazie anche alle suggestive scene di Carmine Maringola ed ai versatili costumi di Vanessa Sannino.
Uno spettacolo emozionante e coinvolgente, salutato al termine da applausi convinti e partecipi da parte del pubblico che affollava il Teatro Romano.

 

Davide Cornacchione 15/09/2018