Recensioni - Teatro

Estate “Teatrale” Veronese: facciamo “Cinema”

Singolare proposta per il ciclo di spettacoli shakespeariani: la proiezione del film muto “Hamlet” del 1921, con sonorizzazione dal vivo e l’intervento in voce di Filippo Nigro

Proposta interessante nell’ambito degli spettacoli dedicati a Shakespeare al Teatro Romano di Verona. Si tratta di un film muto tedesco degli anni venti del novecento, ove l’eroe danese è interpretato dalla diva di allora, l’attrice danese Asta Nielsen.

In verità la moda o tradizione di far interpretare Amleto ad una donna era stata lanciata ai primi del novecento da Sarah Bernhardt, che aveva fatto del personaggio uno dei suoi cavalli di battaglia, assecondando una lettura prettamente neoromantica del personaggio shakespeariano, quale era già stata teorizzata da Goethe ai primi dell’ottocento. Infatti l’interpretazione del personaggio come “Gefühlsmensch”, ovvero uomo sentimentale, ben si confaceva alla temperie culturale del tempo, a riprova che ogni epoca legge i classici a proprio uso e consumo.

Dopo la Bernhardt fioccarono alte interpretazioni femminili del personaggio fino ad arrivare al nostro film del 1921 interpretato da Asta Nielsen. Va però detto che la sceneggiatura è in gran parte tratta non da Shakespeare, ma dal libro The Mystery of Hamlet (1881) di Edward P. Vining, che pare far riferimento ad una saga norvegese del 12° secolo secondo la quale Amleto era effettivamente una donna.

Questo è l’assunto del film: Amleto è una bambina che viene fatta passare per maschio per ragioni dinastiche. Da questa condizione di costante menzogna derivano le difficoltà psicologiche del principe sotto mentite spoglie, tanto che alla sua morte si scopre che Orazio ne era perdutamente innamorato e può rivelare questo sentimento riconoscendo nel morente principe una donna. Di nuovo le mode sono cambiate, si è fatta strada la psicanalisi freudiana, i drammi ambigui di Schnitzler e l’epoca rilegge nuovamente Amleto con la propria sensibilità. Questa è la caratteristica dei capolavori, parlare indifferentemente ad ogni epoca.

Purtroppo della rappresentazione teatrale c’è poco da dire. Il film è ben sonorizzato con un gruppo di musicisti attenti e coinvolti, mentre la voce di Filippo Nigro, che ne interpreta o meglio legge le didascalie accoccolato immobile in un angolo, risulta piatta e inespressiva. Può essere una scelta che però sinceramente non comprendiamo.

A ciò va aggiunto che la proposta, di sicuro interesse magari accanto ad altri spettacoli dedicati ad Amleto, pare invece una piccola perla nel nulla. Nella pletora di monologhi e soliloqui che caratterizza questo scorcio pandemico del teatro italiano, forse una semplice lettura al femminile di Amleto, affidata ad una valente attrice italiana, sarebbe stata un efficace completamento alla proposta filmica e un ulteriore indagine sull’ambiguo femminino di Amleto.

Seppur a ranghi ridotti causa pandemia, il teatro romano risultava desolatamente vuoto. Chi c’era ha apprezzato applaudendo con convinzione.

R. Malesci (12/07/21)