Recensioni - Teatro

Fano: Goldoni e Lavia connubio perfetto per un curioso accidente

Lo splendido teatro della Fortuna di Fano ospita nella sua stagione di prosa un maestro del teatro italiano: Gabriele Lavia. In scena la commedia in tre atti "Un curioso accidente", scritta nel 1760 da Carlo Goldoni.

L'autore lo considerava uno dei suoi spettacoli prediletti, con una trama ad intreccio, dove l'ambiguità e la casualità diventano motivo di ilarità e divertimento. Tratta da un fatto realmente accaduto in Olanda e riferito al Goldoni da alcuni suoi corrispondenti, racconta l'equivoco volutamente causato da una giovane di buona famiglia (Giannina) che per allontanare da sé i sospetti di un amore (tenente De La Cotérie) non approvato dal padre (Filiberto) farà credere che egli sia innamorato di una sua amica (Costanza) figlia di un finanziere rivale in affari del padre (Riccardo).

Le scene di Alessandro Camera riproducono un appartamento che praticamente è un vero e proprio teatro. C'è il camerino con lo specchio e le lampadine, una poltrona, un guardaroba, bauli di varie dimensioni che si svuotano, si riempiono, si spostano a seconda della situazione, due pianoforti a muro, delle sedie e un'altalena. Ci sono anche degli spettatori seduti sulle poltrone che vengono coinvolti per diventare parte integrante dello spettacolo. Un lungo drappeggio rosso ricopre il palcoscenico e gli attori entrano, escono, si vestono, rotolano in scena in maniera frenetica, passano i corridoi, scendono in platea e dialogano con il pubblico.

Le musiche pianistiche di Andrea Nicolin, eseguite dal vivo, accompagnano e scandiscono i vari momenti dell'azione. Ottimi i costumi di Andrea Viotti e bellissime le luci Giuseppe Filipponio che creano la giusta atmosfera e riflettono affascinanti colori sul soffitto del teatro.

Gabriele Lavia cura la regia e scrive le canzoni di uno spettacolo che funziona benissimo, che rompe la barriera tra attore e spettatore, che ci restituisce un Goldoni moderno e quanto mai attuale, il primo vero illuminista come lo definì Voltaire. Quello che colpisce di Lavia è la voglia di mettersi ancora in gioco con nuovi personaggi, sempre diversi fra loro e ogni volta perfettamente centrati.

Il suo Monsieur Filiberto è una vera lezione di teatro. Un uso sapiente della voce con le sue dinamiche, dello sguardo, con una gestualità misurata ed elegante, oltre alle molteplici sfaccettature caratteriali che passano da una forte severità a grande comicità, senza tralasciare l'aria sbadata e ingenua. Interessante anche l'idea del prologo con la sua entrata in scena per spiegare la storia e raccontare qualche curiosità.

Federica Di Martino tratteggia un'ottima madamigella Giannina, viziata e divorata dalla gelosia, con una leggerezza scenica veramente incantevole.

Straordinario Simone Toni nell'interpretazione energica e brillante di Monsieur da la Cotterie, con mugugni e tempi comici azzeccatissimi che mettono in risalto il carattere poco coraggioso del personaggio.

Variegato e pregevole anche il resto del cast con Giorgia Salari (Marianna), Beatrice Ceccherini (Madamigella Costanza), Andrea Nicolini (Monsieur Riccardo e primo pianista), Lorenzo Terenzi (Monsieur Guascogna), Leonardo Nicolini (Secondo pianista) e il riuscitissimo Arlecchino di Lorenzo Volpe.

Teatro affollato per la prima delle tre recite e trionfo finale per Lavia, ma anche per il resto della compagnia. Uno spettacolo fresco, divertente e che lascia spazio anche a delle riflessioni.

Goldoni ringrazia e applaude anche lui.

Marco Sonaglia