Recensioni - Teatro

Franciscus Lang: un gesuita maestro di teatro

L' antinaturalismo dettato dall’ideale del teatro barocco

Tre secoli prima di Stanislavskij, un monaco gesuita, rinchiuso nei cupi monasteri della baviera cattolica, sempre in lotta con l’incombente e vicina eresia protestante, pratica teatro e lo insegna agli allievi dei collegi gesuiti.

Franciscus Lang, nato ad Aibling nel 1654, trascorre tutta la vita in diverse città della baviera, dove, oltre ad essere professore di retorica e poetica, insegnava arte drammatica assommando in sé i ruoli di regista e drammaturgo. Da questa sua esperienza scriverà in latino la Dissertatio de actione scenica, che verrà pubblicata solo nel 1727, due anni dopo la morte dell’autore.

Lang è fra i primi a sentire la necessità di mettere per iscritto delle “istruzioni” per gli attori, un prontuario di regole pratiche per condurre il fanciullo, l’allievo, a calcare dignitosamente il palcoscenico secondo le regole dell’allora teatro barocco.

Egli da particolare importanza alla postura, al piede, al modo di stare in scena e enumera una serie di regole di puro buon senso che sono valide tutt’oggi, quali l’opportunità dei movimenti, la coerenza del personaggio, l’attenzione alla scena e ai colleghi, la comprensione del testo e così via.

Fino a qui il nostro “maestro” potrebbe restare una curiosità, una virgola in più nella grammatica degli addetti ai lavori, senonché egli, con alcuni particolari del suo insegnamento ci illumina sul senso profondo di un teatro barocco antinaturalistico.

Franciscus Lang si profonde nella descrizione della posa scenica basilare per l’attore: il modo corretto, secondo lui, di stare in scena: sempre di tre quarti e con un piede avanti all’altro (vedi immagine). Da questa ne consegue anche una buffa camminata fatta di abbrivio e spostamento coordinato dei piedi per permettere all’attore di giungere sempre nella stessa posizione da cui era partito.

Singolare notare che i manuali di “pose sceniche” perdureranno fino a tutto l’ottocento, anche in un teatro ormai completamente diverso da quello barocco; basti ricordare il “Prontuario delle pose sceniche” dell’attore Alamanno Morelli.

Lang chiama il suo modo di stare in scena “naturale”, ma, in spirito completamente barocco, per lui “naturale” significa “ideale”. Egli vede il suo teatro del controllo e delle pose come una espressione ideale del mondo, di un mondo che è a sua volta espressione di Dio e in cui i suoi attori, cioè tutti noi, dobbiamo comportarci secondo un modello che sia nutrimento ed espressione dell’unica vera religione cattolica controriformata.

Ecco che un modesto insegnante bavarese illumina improvvisamente di senso tutto il teatro barocco, dal “Gran Teatro del Mondo” di Calderon de la Barca alle riflessioni sul teatro di Miguel de Cervantes nel suo Don Chisciotte: “Sancio, devi essere amico della commedia, e di quelli che la rappresentano, perché sono molto utili al mondo. Costoro ci mettono davanti agli occhi uno specchio in cui si vedono le azioni della vita umana, e non c’è paragone migliore per rappresentare quello che siamo, o che vorremmo essere, quanto la commedia e i commedianti.”

Nel “Teatro del Mondo” barocco siamo tutti attori della commedia divina e, per rappresentarla al meglio, non possiamo né dobbiamo rappresentare la realtà cruda, malvagia, terribile, ma l’ideale. La vita di ogni uomo dovrebbe tendere, per Franciscus Lang e per la cultura controriformista barocca, alla perfezione ideale di un uomo pio che mette in scena la vita in “posa”.

Raffaello Malesci