Recensioni - Teatro

Gli Dei farseschi e litigiosi dell’Iliade di Alessio Boni

Svagato e conciso il riassunto teatrale del poema omerico

Al Teatro Nuovo di Verona arriva Alessio Boni con la sua “Iliade il gioco degli Dei”, molto liberamente tratto dall’Iliade omerica. La regia è dello stesso Alessio Boni, che cura anche la concisa drammaturgia insieme a Roberto Aldorasi, Francesco Niccolini e Marcello Prayer.

Il taglio drammaturgico è incentrato sugli Dei olimpici, causa e motore delle vicende umane e della guerra di Troia, che “tanti lutti addusse agli Achei”. Se non che, questi Dei sono una famiglia litigiosa e improbabile, piena di manie e affetta da problemi psicologici. Il tutto è volto al comico, con uno Zeus senile e smemorato, un Apollo complessato e mammone e via di seguito. Il mondo degli uomini invece è più reale e tragico: gli stessi attori interpretano le vicende terrene con l’ausilio di vistose maschere e marotte - pupazzi mobili sostenuti da un bastone e mossi in scena dagli attori - quasi a dire che gli uomini sono il doppio serioso della divinità. La scena di Massimo Troncanetti è semplice ed efficace, con uno sfondo illuminato che delimita una landa desolata. Belle le marrotte dei guerrieri a cura di Alberto Favaretto, Marta Montevecchi e Raquel Silva.

Lo spettacolo funziona nella sua brevità, un’ora e 20 minuti circa, anche se si coglie nella messa in scena la sudditanza psicologica verso una materia percepita come “difficile” per il pubblico, con l’inevitabile conseguenza che l’alleggerimento pare a volte eccessivo e forzato. Paradossalmente le parti che meglio funzionano sono proprio quelle drammatiche, in primis l’efficace e commovente morte in scena di Patroclo.

Il tutto risulta a tratti troppo “spiegato”, scadendo nel didascalico, addirittura nello scolastico. Ci si dimentica che spesso il miglior teatro è suggestione, suggerimento, invito all’approfondimento, non meccanica chiarezza, rassicurante consequanzialità. Il finale sembra poi tagliato con l’accetta, la morte di Achille e l’inganno del Cavallo brevemente raccontati: il tempo è tiranno e la paura di annoiare incombe.

Gli Dei hanno perduto il controllo degli uomini, la guerra è diventata crudele, sanguinaria: una carneficina. Di chi è la colpa? Degli Dei stessi? Degli uomini? Questo viene lasciato in sospeso. Il pubblico resta per così dire a bocca asciutta. La storia degli eroi non si conclude, quella degli Dei ha perso di verità, è diventata una farsa a cui non si concede credibilità. La morale raccontata nel finale è sempre stucchevole e raramente convince.

Bravi gli interpreti capeggiati da un convincente Alessio Boni. Tutti sono impegnati in diverse parti, dal serio alla macchietta, e, al netto di qualche problema di articolazione e chiarezza, se la cavano più che bene: Haroun Fall, Jun Ichikawa, Liliana Massari, Francesco Meoni, Elena Nico, Marcello Prayer.

Teatro non pienissimo. Applausi convinti.

Raffaello Malesci (Giovedì 20 Novembre 2025)