Recensioni - Teatro

Gli accenti ironici nel Gabbiano di Anton Čechov

Filippo Dini azzecca una regia sospesa fra dramma e disincanto

Ha debuttato al Teatro Verdi di Padova la nuova produzione de Il Gabbiano di Anton Čechov, con la regia di Filippo Dini. Lo spettacolo è prodotto dal Teatro Stabile del veneto.

Filippo Dini azzecca una lettura che probabilmente sarebbe piaciuta allo stesso Čechov, che si è sempre lamentato di una messa in scena eccessivamente tragica dei suoi drammi. Il regista inquadra la vicenda in una semplice scenografia dipinta, evocativa e antinaturalistica, a cura di Laura Benzi; con costumi moderni di moderata stravaganza, ideati da Alessio Rosati.

Il testo è ripreso sostanzialmente nella sua interezza e fedeltà, ma se ne accentuano gli elementi ironici, la svagata assurdità dei personaggi in un mondo in bilico fra tragedia e commedia, fra teatro e realtà, fra antico e moderno. Il contemporaneo prevale, ma il poetico occhieggia dietro l’angolo: nei toni lievi della scena dipinta, nei dialoghi serrati e dolenti dei personaggi minori, nella macerata ambiguità delle piccole grettezze della vita quotidiana. Il tutto trasuda banalità, disincanto, un “biedermeier” dei nostri tempi. Un grande Čechov all’italiana, sicuramente da vedere.

Poche le cose non azzeccate, fra queste i passaggi cantati da un atto all’altro e il doppio finale sempre affidato al canto. Anton Čechov avrebbe preferito il canto degli uccelli, ma non troppo come soleva rimproverare a Stanislavskij! Peccati veniali insomma, spigolosità da critico. Lo spettacolo nel suo insieme rimane sublime.

Filippo Dini si cala nei panni del capocomico e si accolla magistralmente, oltre che la regia, la parte di Trigorin. Grande prova d’attore, con la leggera balbuzie del personaggio, la scoperta comicità, l’improbabilità di una declinazione da commedia all’italiana. Semplice, divertente, ben recitato.

Giuliana de Sio è una efficace Irina Nikolaevna Arkadina: tirchia, scostante, terribile a suo modo. Sovrana nelle belle maniere quanto crudelemente anaffettiva.

Appassionato e tormentato il Kostantin Gavrilovič Treplev di Giovanni Drago. Inarrivabile, moderna, precisa e coinvolta la Nina di Virginia Campolucci.

Bravissimi anche tutti gli altri: Valerio Mazzucato, Gennaro Di Biase, Angelica Leo, Enrica Cortese, Fulvio Pepe, Edoardo Sorgente.

Applausi convinti nel finale.

Raffaello Malesci (Domenica 9 Novembre 2025)