
A Trento splendida messa in scena di “Arlecchino muto per spavento” da un canovaccio di Luigi Riccoboni
Il Teatro Sociale di Trento azzecca un altro titolo di successo e qualità per la sua selezionata stagione di prosa che, a differenza di molti stabili più blasonati, si muove per scelte precise e sempre attente alla qualità delle proposte.
Arriva dunque Stivalaccio Teatro con una grande prova corale di teatro all’italiana, una produzione di compagnia. Un teatro d’ensemble che parte da un canovaccio della cosiddetta commedia dell’arte di Luigi Riccoboni, rielaborato drammaturgicamente da Marco Zoppello, per creare uno spettacolo di maschere e caratteri spassosissimo, amalgamato e di grande qualità scenica e attorale.
Crediamo non sia un caso che questa bella prova nasca da una compagnia di teatro “alla vecchia”, con propri laboratori, una distribuzione e una direzione artistica autonoma, con un lavoro di gruppo che si sviluppa nel tempo, con attori che si conoscono e si divertono insieme. Tutto questo si vede e fa ben sperare che il futuro del teatro italiano possa ancora basarsi su realtà come queste e non solo sui carrozzoni spesso iper politicizzati dei teatri stabili. Non sappiamo che voto darebbe, in base alle famigerate tabelle, il FUS (il tanto temuto Fondo Unico per lo spettacolo) a Stivalaccio Teatro, noi e il pubblico di Trento in visibilio gli abbiamo dato un dieci pieno, convinto e senza alcuna remora.
Un’arte semplice quella di Stivalaccio, che affonda le radici in una poetica basata sulle maschere e sul grande teatro del seicento e del settecento, che, facendo di necessità virtù, portò la commedia italiana e le sue maschere in tutta Europa, con pochi oggetti, qualche costume, qualche strumento musicale, tanta verve e tanta comicità. Un teatro popolare solido, approfondito, che sottintende affiatamento, cultura e mestiere.
Marco Zoppello azzecca una drammaturgia scolpita sulla compagnia, di semplice e sincera comicità, inserendo opportunamente momenti cantati e musicati, oppure spassosi “a parte” in cui gli attori si rivolgono direttamente al pubblico. Alberto Nonnato concepisce una scena materica ed efficace: un muro girevole, qualche pedana e poco più, incorniciando un teatro d’attore sempre ritmato e di limpida chiarezza drammaturgica.
Ottimo tutto l’ensemble, formato da specialisti del genere, tutti con una solida formazione sulla cosiddetta commedia dell’arte. Marco Zoppello e Michele Mori a condurre compagnia e commedia. Il primo un Arlecchino mobile e divertente, che usa al meglio il timbro particolare della sua voce, convincendo sia scenicamente che fisicamente. Il secondo un “florindo” goldoniano da manuale, esilarante nella caratterizzazione, gaglioffo e spensierato nelle puntate meta teatrali. Anna De Franceschi e Stefano Rota impersonano la coppia dei vecchi. La prima una Stramonia dalla voce imponente e dalla comicità asciutta e precisa, il secondo un Pantalone bizzoso e spassosissimo.
Completano il cast le brave Sara Allevi e Maria Luisa Zaltron, “amorose” e rivali credibili, dalla spiccata verve musicale. Ben caratterizzata la Violetta di Sara Allevi, che disegna un tipo spigliato e dialettale di servetta scaltra, secondo la migliore tradizione dell’arte. Matteo Cremon è un “capitano” dall’imponente presenza fisica e dagli accenti convincenti, mentre Pierdomenico Simone è un bravo Trappola di tradizione napoletana.
Teatro affollato e applausi interminabili per tutti gli interpreti a Trento.
Raffaello Malesci (Sabato 18 Febbraio 2023)