Recensioni - Teatro

Il passato non deve condizionare il presente

Convince Addio fantasmi con Anna Bonaiuto e Valentina Cervi al Ponchielli

I ricordi sono importanti? Dobbiamo custodirli tutti o cercare di eliminare quelli negativi? Noi siamo il risultato degli eventi che abbiamo vissuto, dobbiamo trarre insegnamento da essi, concentrarci su ciò che ci è stato di aiuto e cercare di dimenticare, o per lo meno, accantonare ciò che ci ha fatto soffrire. Noi siamo umani, è inevitabile ripensare al passato e rendersi conto dell’impatto che esso ha sulle nostre vite, ma, allo stesso tempo, dobbiamo anche essere razionali e cercare di non vivere nel passato, perché non si può tornare indietro nel tempo.

La potenza dei ricordi e la forza con cui essi possono condizionare e, allo stesso tempo, distruggere un’intera vita è l’oggetto di Addio fantasmi di Fanny & Alexander (produzione Ravenna Festival, E Production, Infinito Produzioni, Progetto Goldstein, Argot Produzioni), andato in scena presso il Teatro Ponchielli di Cremona.

Lo spettacolo, ideato da Chiara Lagani (drammaturgia e costumi) e Luigi De Angelis (regia, scene, luci), è tratto dall’omonimo romanzo di Nadia Terranova; è la storia di una madre e di una figlia che vivono  un rapporto conflittuale dovuto principalmente alla perdita, o meglio, all’abbandono  dell’uomo di casa, Sebastiano. Ventitré anni prima, Sebastiano, affetto da una grave forma di depressione, dopo essere uscito di casa per una commissione, non ha più fatto ritorno. La convivenza in casa con il malato è stata molto dura, soprattutto per Ida (la ragazza): ella, infatti, passava le giornate ad occuparsi del padre, mentre la madre era al lavoro. Ora, dopo tanto tempo, dopo essersi costruita una nuova vita a Roma insieme al marito, Ida è costretta a tornare a Messina, la propria città natale, per aiutare la madre ad organizzare alcuni lavori di ristrutturazione e la vendita dell’abitazione di famiglia.

Tutto è buio. Un silenzio profondo pervade l’intero teatro. Una luce si accende ed illumina una figura femminile: è Ida che, sin da subito, instaura un dialogo con il pubblico, racconta la sua storia ed il motivo per cui stia tornando in Sicilia. La scena è delimitata unicamente da leggerissime tende bianche che, non di rado, per effetto di un lieve “vento”, si sollevano, quasi a sottolineare la transitorietà e l’incertezza della vita.

Il palco è occupato unicamente da due poltrone, un tavolino ed un telefono vintage: la disposizione di questi arredi viene spesso mutata per consentire i frequenti cambi di scena; ora ci troviamo sulla terrazza, ora sul vaporetto, ora in auto … Il luogo più significativo è rappresentato dalla stanza di Ida, una stanza colma di oggetti non presenti fisicamente sul palco, ma solo nella nostra immaginazione: essi, infatti, non sono altro che i ricordi di Ida, gli elementi che simboleggiano il suo passato, i fantasmi che continuano a perseguitarla e ad invadere insistentemente la sua vita. 

Anna Bonaiuto interpreta magistralmente la parte di una madre, di una donna che vuole dimostrare di essere forte e che sembra impassibile di fronte alle sofferenze: in realtà, proprio da questa corazza emerge l’amore che ella prova nei confronti della figlia e il dolore da cui è stata irreparabilmente colpita. La Bonaiuto, grazie alla propria inconfondibile delicatezza ed empatia, coinvolge il pubblico, rendendolo partecipe e testimone della storia e facendo comprendere che ognuno dimostra il proprio affetto in modi diversi: ciascuno di noi è unico, ed unico è il rapporto che ogni individuo ha con il mondo e con la propria vita.

Valentina Cervi porta in scena Ida, una donna fragile e turbata che ha costruito la propria vita facendosi sopraffare in maniera eccessiva dal passato. Il suo dolore non  è mai sfumato, anzi è stato proprio il peso del dolore a logorare e plasmare la sua vita: Ida è sposata, ma non ha figli; non vuole diventare madre a causa della sofferenza che si è insinuata e continua ad insinuarsi nella sua mente. La Cervi è in grado di presentare le insicurezze e le debolezze di Ida servendosi non soltanto dell’espressività della propria voce, ma anche, e soprattutto, della propria gestualità.

 Importante, ma non sempre efficace, il contributo apportato dalle voci fuori campo (di Mirto Baliani, Consuelo Battiston, Silvio Lagani, Marco Molduzzi, Margherita Mordini, Rodolfo Sacchettini) che introducono alcuni  personaggi della storia, come i vicini di casa, il marito di Ida o Nikos … Nikos è uno dei muratori che si stanno occupando del restauro; nel libro, viene posto l’accento sul rapporto che si instaura tra questo ragazzo e Ida: i due, col passare dei giorni, diventano amici, condividono i propri dolori, si scambiano confidenze; durante lo spettacolo, invece, questa amicizia  sembra passare in secondo piano e, con essa, anche la figura di Nikos, il cui ruolo pare perdere importanza (soprattutto per coloro che non conoscono il libro).

Le musiche e il sound design di Emanuele Wiltsch Barberio creano ed acuiscono l’aura di mistero e di incertezza generata dai fantasmi del passato.

Il pubblico applaude e riflette su quanto sia sbagliato farsi condizionare dal passato: perché il passato è irrecuperabile ed il pensiero del futuro deve dominare le nostre vite.