Fin dal seicento con le mitiche compagnie dell’arte il teatro in Italia è stato di stampo familiare.
Le compagnie dell’arte erano costituite da una o più famiglie che giravano l’Italia in cerca di fortuna sui palcoscenici nostrani, arrivando poi a conquistare tutta Europa. La cosa non cambia sostanzialmente nel corso dei secoli, dalle compagnie professionali ai tempi di Goldoni, fino a giungere alle compagnie di giro dell’ottocento e del primo novecento.
Queste compagnie private, in mano ad un capocomico che le gestiva di solito insieme alla moglie, e che poi venivano passate ai figli, sono ben descritte sia da Sergio Tofano, “Il teatro all’antica italiana”, che da Marco Praga, che con fine umorismo ne mette in evidenza in “Storie di palcoscenico” tutti i difetti e le particolarità.
Nella seconda metà del novecento la compagnia privata cede via via il passo al teatro stabile pubblico sovvenzionato dallo stato, ma nonostante cambi radicalmente l’impianto giuridico dell’organizzazione teatrale non cambia il fatto che in Italia il teatro resta saldamente ancorato ad un mestiere che si tramanda di padre in figlio.
Figli d’arte teatrali e cinematografici ce ne sono stati a bizzeffe fin dagli anni 50 del novecento, basterà ricordare i Gassmann, i Tognazzi, i De Sica, i Dapporto, che di padre in figlio hanno dato volti molto noti al teatro e al cinema del novecento italiano.
Meno noti, essendo ormai il teatro uno spettacolo di nicchia, ma sempre onnipresenti i figli d’arte anche sulle tavole del palcoscenico. Le compagnie private non esistono più, ma anche in regime di “gestione pubblica” i padri riescono in qualche modo a passare le influenze politiche e di conseguenza il lavoro ai figli.
Basterà ricordarne solo alcuni come Lucia Lavia presente nei maggiori palchi italiani e figlia di Gabriele Lavia e Monica Guerritore, ma anche Lorenzo Lavia; Chiara Muti, figlia del celebre Riccardo, Lorenzo Gleijeses, figlio di Geppy Gleijeses, direttore del teatro stabile calabrese; Carlo Sciaccaluga, figlio del compianto Marco, storico direttore del Teatro Stabile di Genova.
Insomma pubblico o privato, nei secoli il teatro in Italia è rimasto un “Affare di famiglia”.
R. Malesci