Debutta al Teatro Romano il monologo dedicato all'eroe omerico
Dopo l’interessante monologo di Proietti, arriva al Teatro Romano, come seconda proposta dell’estate teatrale veronese, il nuovo monologo di Marco Paolini: “Il calzolaio di Ulisse”. Il testo è scritto dallo stesso Paolini insieme a Francesco Niccolini per la regia di Gabriele Vacis.
Da anni Paolini è specializzato nel teatro di narrazione e quest’anno la sua attenzione si rivolge alla figura di Ulisse, spaziando dal racconto delle peregrinazioni dell’eroe omerico fino ad ampi squarci su altri miti fondanti la cultura greca e occidentale. Paolini è narratore accattivante e di grande esperienza. Ha una grande maestria nell’uso dell’amplificazione microfonica, riuscendo ad affabulare in modo suadente con buone alternanze ritmiche e timbriche. Insieme ad un gruppo di musicisti e cantanti, Paolini e Vacis costruiscono uno spettacolo che si dipana lento come la tela infinita di Penelope. I monologhi si alternano ad interessanti pezzi cantati e a dialoghi invero improbabili con un giovane pastore, interpretato da Vittorio Cerroni, valente come musicista, molto meno nelle parti recitate. Degna di nota invece Saba Anglana, ottima sia nel canto che nella recitazione.
Lo spettacolo diretto da Vacis affascina in alcuni punti, ma nel complesso risulta, sull’ampio palco del teatro romano, ripetitivo e statico. Più volte si ha l’impressione che il prodotto sia stato concepito più per una ripresa televisiva che per il teatro. Non aiutano inoltre le poche battute rivolte alla contemporaneità: facili concessioni ad una comicità abbastanza triviale o ad un ecologismo accennato e di maniera. Anche la durata di oltre due ore ininterrotte non ne facilità la fruibilità, provocando nel finale qualche defezione nel folto pubblico accorso.
Un paio di canzoni ritmate e ben eseguite nel finale rinvigoriscono la platea che tributa grandi applausi a tutti gli interpreti.
Raffaello Malesci (13/07/18)