A Modena la prima nazionale del suo nuovo spettacolo: Il Risveglio
Dopo il debutto in Romania e una tappa a Parigi, al Théâtre du Rond-Point, arriva a Modena, al Teatro Storchi, la prima nazionale dell’ultimo lavoro teatrale di Pippo Delbono e della sua compagnia: Il Risveglio.
In un palcoscenico completamente vuoto compare una sedia. Viene proiettata una canzone di Ornella Vanoni. Pippo Delbono inizia un dialogo con il pubblico, lento, a tratti faticoso, compassato, intenso. È un album di ricordi, qualcuno allegro, ma per lo più tristi. Il lavoro è infatti dedicato a due compagni di viaggio scomparsi: Bobò, attore della compagnia che dal 1997 è stato protagonista di tutti gli spettacoli di Delbono; e la coreografa Pina Bausch, innovatrice della danza e anima del Wuppertaler Tanztheater.
Delbono racconta, leggendo fogli premurosamente portati dai suoi assistenti. È quasi sempre seduto. Fa sfilare la sua compagnia, presentandoli poi uno ad uno, quasi come ad un pranzo di famiglia. Il racconto è intervallato da altri filmati musicali: gli Who, i Jefferson Airplane. Dal vivo la musica del violoncello di Giovanni Ricciardi. In un tramonto stilizzato creato con la luce, si accumulano mucchi di sabbia in scena, nei quali Delbono pianta delle croci. Pochi gli interventi della compagnia, per lo più mimici. Lo spettacolo scorre lento, nostalgico. Delbono è il maestro che è. Può permetterselo.
Manca la coralità e la forza dei suoi migliori spettacoli, resta il fascino della voce e la capacità di mettere in scena le proprie fragilità, anche fisiche; le proprie paure.
“I want people” urla nel finale, un grido contro la solitudine, contro il vuoto, anche mentale, del tempo che passa inesorabile e lascia solo macerie.
Ritorna la compagnia nel finale: compagnia che è famiglia, vita, arte e comune. Si abbracciano. È il momento migliore.
Grandi applausi all’umanità dell’artista più che allo spettacolo in sé.
Raffaello Malesci (Venerdì 18 Ottobre 2024)