Recensioni - Teatro

L’attore è una commistione di ragione e sentimento: Lessing e la “Drammaturgia d’Amburgo”

Gotthold Ephraim Lessing approfondisce la discussione fra l’attore “freddo” e “l’attore emozionale” e fonda la figura del critico

La discussione sviluppatasi in Francia nel primo settecento sulla tecnica dell’attore fra Pierre Rémonde de Sainte-Albine, fautore di un attore sentimentale ed emozionale, e Francesco Riccoboni, fautore di un attore freddo e ragionato, non poteva non essere presente a Gotthold Ephraim Lessing ben prima di diventare autore e drammaturgo al Teatro Nazionale di Amburgo fondato nel 1767.

Egli è fautore di una ragionata via di mezzo fra le due istanze contrapposte. Sostenendo la teoria della vibrazione di due corde armoniche contigue, che pur non sfiorandosi, si trasmettono parte della vibrazione generata da una all’altra. Lo stesso per Lessing avviene nell’attore, che, partendo da una tecnica ferrea e pertanto ragionata, calcolata, compresa, può arrivare, una volta che tutto il suo essere è precisamente concentrato sull’atto interpretativo, al vero sentimento.

Lessing sottolinea come in primis l’attore deve comprendere perfettamente quello che sta dicendo, adattare il suo fisico all’azione e al sentimento espresso – nel novecento si sarebbe detto al personaggio – per giungere infine a percepire il sentimento e a trasmetterlo al pubblico, anche in questo caso per comune vibrazione di due corde contigue.

Certo Lessing, da uomo di teatro direttamente coinvolto nella gestione del nuovo teatro amburghese, sottolinea come questa situazione è più affidata ad una serie di circostanze benevole che ad una reale possibilità di individuare un percorso tecnico che invariabilmente porti al risultato.

Egli infatti chiosa a conclusione del ragionamento: “Di contro un altro attore può essere conformato in maniera sì felice; possedere i movimenti decisivi ove tutti si suoi muscoli si prestano facilmente e velocemente alla bisogna; egli può avere in suo pieno controllo le più fini e diverse variazioni della voce; insomma, egli può essere così sommamente portato in tutte le doti della pantomima, da parerci in quelle parti non interpretate naturalmente, ma secondo un qualche buon esempio, animato dal più profondo sentimento interiore; quando invece tutto quello che fa e che dice altro non è che mera riproduzione meccanica. Senza dubbio però questo tipo di attore, nonostante la sua indifferenza e freddezza, è in teatro molto più utile di qualsiasi altro(Drammaturgia d’Amburgo, Terza parte)

La tecnica diventa insomma un catalizzatore dell’emozione, che in alcuni casi appare felicemente, ma su cui non è possibile basare un sicuro risultato interpretativo da riprodurre sera dopo sera. Ove questa commistione avviene avremo, per Lessing, un naturale e non forzato trascendere all’emozione, emozione generata e catalizzata però da una tecnica ferrea di base. Se poi guardiamo alla prassi, cioè all’andare in scena tutte le sere, è utile l’attore tecnico, colui che possiede il mestiere avrebbero detto i comici italiani.

Lessing seguiva tutte le pièce presentate nel suo teatro di Amburgo e si propose di analizzarle criticamente. Ne nasce la “Drammaturgia d’Amburgo”, una raccolta di 104 contributi critici che fanno di Lessing, oltre che l’autore del primo dramma borghese tedesco “Emilia Galotti”, un raffinato teorico del teatro e della tecnica dell’attore e una delle prime figure di critico teatrale in Europa.

Inizialmente nelle sue critiche Lessing, che non aveva peli sulla lingua, non si tratteneva dal citare direttamente gli attori che non gli piacevano, questo indusse una piccola rivolta nell’ensemble, tanto che l’autore dovette adattarsi a trattare le tematiche in modo più generale, senza riferimenti diretti a questo o a quello.

La “Drammaturgia d’Amburgo” rimane comunque una pietra miliare nella riflessione sul teatro e sull’arte dell’attore, legata com’è alla prassi teatrale di uno dei primi teatri “privati” in Germania, – il teatro era finanziato da un consorzio di ricchi borghesi e non dai nobili come era d’uso al tempo – dotato di un proprio ensemble e di un drammaturgo e autore della caratura di Gotthold Ephraim Lessing.

R. Malesci