Recensioni - Teatro

L’ottimo Arlecchino di Stivalaccio Teatro

La compagnia vicentina ripropone con successo un canovaccio del primo ‘700

A 300 anni dalla sua nascita e per la prima volta in tempi moderni, il canovaccio di commedia dell’arte “Arlecchino muto per spavento” scritto ai primi del ‘700 dal comico Luigi Riccoboni è tornato in scena grazie alla spumeggiante riproposta di Stivalaccio Teatro.

La compagnia vicentina, forte di un grande affiatamento e di una specializzazione maturata nel corso degli anni in questo repertorio, nel riadattare la commedia che narra del mercuriale servitore costretto al mutismo da un espediente del padrone che millanta la presenza di un demonio nel suo anello, ha costruito uno spettacolo vitale e godibilissimo, esaltando la grande tradizione del teatro all’italiana.

La riproposta di questi antichi canovacci nati dall’improvvisazione richiede un lavoro preciso e minuzioso, sulle dinamiche, sulle battute, sui tempi comici, perché anche improvvisare richiede esperienza e preparazione, qualità che non sono mancate in questa rappresentazione.
Il regista -ed anche efficacissimo interprete di Arlecchino- Marco Zoppello, avvalendosi dell’essenziale scenografia progettata da Alberto Nonnato, basata su alcuni praticabili rotanti che lasciano intuire i vari ambienti, costruisce uno spettacolo vitale, dinamico, in cui gli attori diventano anche ottimi musicisti e cantanti, quando non rumoristi di scena per accompagnare le divertenti gags che vengono proposte.
Due ore e mezza di puro divertimento in cui, come spesso accade in questo repertorio, i comici interagiscono col pubblico dando vita ad alcune scene direttamente in platea che prevedono il coinvolgimento degli stessi spettatori.

Nel pieno rispetto della tradizione vengono utilizzate anche le maschere, oltre che per Arlecchino anche per Pantalone (il divertente Stefano Rota), per la signora Stramonia (la vulcanica Francesca Botti) e per l’oste Trappola (l’energico Pierdomenico Simone). A volto scoperto ma con altrettanta incisività si esibiscono i quattro innamorati ovvero Maria Luisa Zaltron e Marie Coutance -spassosissimi i siparietti legati alla sua recitazione in francese- e Matteo Cremon e Michele Mori rispettivamente l’amoroso spavaldo e quello timido e impacciato. Completa il cast l’efficace Violetta di Sara Allevi.

Uno spettacolo da non perdere, realizzato con un livello di professionalità e di complicità tra i vari interpreti che si vorrebbe vedere più di frequente a teatro e che il pubblico che gremiva il Teatro Nuovo -Il Teatro Stabile di Verona è tra i coproduttori- ha accolto con risate e applausi fragorosi.