
Singolare adattamento della commedia shakespeariana ai Kammerspiele della capitale tirolese
La stagione di prosa del teatro di stato tirolese inaugura con un singolare allestimento della Dodicesima Notte, ovvero Quel che volete, di William Shakespeare. La regia è stata affidata ad Anne Mulleners e parte della drammaturgia all’autrice Maë Schwinghammer, che introduce nello spettacolo alcuni estratti dal suo ultimo libro tratto dalle Metamorfosi di Ovidio. Inoltre vengono inseriti anche brani tratti da “Un appartamento su Urano” di Paul B. Preciado.
Alle autrici interessa principalmente sviscerare la tematica dell’identità sessuale, prendendo spunto dai vari travestimenti presenti nel testo Shakespeariano e amplificandoli fino al parossismo. Infatti Viola, una donna che si traveste in commedia da uomo diventando Cesario, è in realtà un uomo che in realtà è donna, ma che si traveste da uomo pur rimanendo donna (ai tempi di Shakespeare poi era effettivamente interpretato da un ragazzo). Malvolio, che nell’originale è un uomo, in realtà è una donna che nel finale si traveste da uomo; mentre Olivia rimane donna, anche se ai tempi di Shakespeare era interpretato da un uomo, ma si innamora anch’essa di Viola che è uomo, così come Orsino che è uomo si innamora sempre di Cesario proprio perché è uomo… e così via.
All’inizio dello spettacolo campeggia sulla scena la seguente scritta di Maë Schwinghammer: “E’ da tempo che due sessi non mi bastano più, vorrei sognare una nuvola di sessi. Sognate insieme a me”.
Quel che volete è il sottotitolo della commedia e le “autrici” prendono la cosa alla lettera. Da notare che in tedesco La Dodicesima Notte è conosciuta proprio con il suo sottotitolo “Was ihr wollt”.
La scena si immagina in una città di mare, in una fabbrica di trasformazione del pesce. Viola/Cesario appare all’inizio come una sirena che poi si trasforma in un ragazzo. Per la scena si aggirano marinai contemporanei e stelle marine canterine; Malvolia è la guardiana di tutto questo, relegata in uno sgabuzzino da custode; mentre Olivia sembra la contabile che si affaccia dalla finestra al terzo piano. Orsino è il boss della pescheria e arriva sempre con un ascensore. Il tutto risulta simpatico, spigliato, divertente anche grazie alle scene di Vibeke Andersen e agli originali e ben fatti costumi di Chani Lehmann.
Ma cosa resta di Shakespeare? Un po’ poco forse, ma a sufficienza affinché nel primo atto si riesca ancora a seguire la storia. Nel secondo atto invece la drammaturgia sembra meno azzeccata e subentra una certa ripetitività delle scelte, oltre a poca concretezza drammaturgica nel riprendere opportunamente il testo del bardo, che ne risulta invece troppo frettolosamente decapitato.
Lo scopo è smaccatamente quello di parlare di identità sessuale, e lo spettacolo in parte ci riesce in modo intrigante, utilizzando gag da avanspettacolo, qualche provocazione, diverse canzoni e molti travestimenti. Insomma l’intrattenimento funziona. Tuttavia quando Shakespeare è troppo tagliato o addirittura gettato a mare, la storia viene meno e le trovate non bastano a fare spettacolo, né a veicolare messaggi.
Affiatato e coeso il gruppo degli interpreti, che si divertono a recitare e a giocare, al netto di qualche tensione dovuta al debutto.
Viola era il bravo e appassionato Tommy Fischer-Wachtler, che ben si destreggia sia nei panni della sirena, che in quelli di Cesario, anche se un eccesso di partecipazione emotiva potrebbe essere asciugato per la miglior riuscita del personaggio. Ottima ed esilarante la Malvolia di Sara Nunius, che convince pienamente sia comicamente che vocalmente. Bravissimo Pasquale di Filippo che disegna un Orsino mezzo italiano e mezzo tedesco, pieno di esilaranti e incontrollabili nevrosi.
Sugli scudi anche tutti gli altri interpreti di un ensemble ben amalgamato: Julia Posch, Petra Alexandra Pippan, Stefan Riedl, Florian Granzner e Ulrike Lasta.
Franco successo nel finale.
Raffaello Malesci (Venerdì 6 Ottobre 2023)