Recensioni - Teatro

La Visita della Vecchia Signora e la giustizia impossibile

Intensa messa in scena alla Schauspielhaus di Düsseldorf del capolavoro di Friedrich Dürrenmatt

Al D’Haus, il principale teatro di prosa della metropoli renana, va in scena La Visita della Vecchia Signora, commedia tragica di Friedrich Dürrenmatt del 1955. La produzione ha debuttato nel 2013 ed è firmato dalla regista Laura Linnenbaum, con le scene di Daniel Roskamp e i costumi di Mona Ulrich.

Spettacolo imponente quello visto a Düsseldorf, organizzato su due pedane rotanti sovrapposte, una più̀ piccola e una più̀ grande, che ruotano con precisa e raffinata coordinazione, creando una serie di ambientazioni e di scorci visivi sempre vari e magnetici, in particolare quando le pedane si muovono contemporaneamente. Viene messo in scena un mondo in rovina, dalla scalcagnata stazione, al bosco disseccato di Konradsweiler, fino al balcone della pensione dove prende alloggio la Vecchia Signora.

La commedia satirica di Dürrenmatt è notissima in Germania e parla del ritorno di Claire Zachanassian, la Vecchia Signora per l’appunto, nel suo paesino natale di Güllen. Claire fu costretta a fuggire da giovane dalla bigotta cittadina perché́ incinta di Alfred Ill, che si era rifiutato di riconoscere il figlio con l’aiuto due falsi testimoni. A distanza di quarant’anni, Claire ritorna al paese da milionaria, dopo aver sposato diversi mariti e condotto una vita spregiudicata, partendo dal bordello in cui era finita dopo il parto. La bambina avuta dalla relazione con Alfred era infatti morta in tenera età.

Ora il paese è in rovina e Claire è ricchissima. Tutti sperano nella sua generosità̀. Claire invece è venuta a reclamare giustizia per il torto subito ed offre un miliardo se qualcuno ucciderà̀ Alfredo.

Un miliardo per ripristinare la giustizia, per pagare il torto di cui Claire è stata vittima. Il paradosso richiama le migliori tragedie greche, che molto hanno influenzato la poetica di Dürrenmatt: Alfred è infatti indubbiamente colpevole di un crimine abbietto, anche se ormai risalente a decenni prima. Clara, la vittima, vuole comprarsi la giustizia, ma per far questo commissiona un delitto altrettanto orrendo, ovvero l’assassinio dell’amante colpevole di averla allontana e abbandonata. Proprio come nelle tragedie greche, la decisione si riversa sulla comunità̀, che inizialmente rifiuta il denaro in nome di una superiore giustizia e dei comuni e sacri principi morali dell’occidente.

Claire sorride perché conosce l’animo umano. Dice: “Ich warte!” (Io aspetto). La domanda che ci pone Dürrenmatt è chiara: quanto può̀ resistere il senso di giustizia di un popolo in miseria di fronte al potere del denaro? La risposta sta nella commedia che, con una serie di espedienti comici, conduce ad un finale tragico. I cittadini iniziano a fare debiti, e, lentamente, abbandonano ogni remora morale e finiscono per uccidere Alfred Ill.

Claire si è comprata la giustizia e la messa in scena finisce con una magica e prolungata pioggia dorata dal cielo. La metafora è chiara, lampante, immediata e attualissima: non c’è istanza morale che resista al Dio denaro. Quanto il messaggio abbia acquisito attualità̀ nelle ultime settimane è sotto gli occhi di tutti. Qui sta la forza del grande Teatro: quella di parlare a tutte le epoche, proprio perché́ affronta tematiche eterne, valide dall’antica Grecia fino ad oggi.

La moderna messa in scena di Laura Linnenbaum è decisa, irriverente, beffarda: estremizza i personaggi, creando un ambiente astratto e violento. La lettura è decisamente efficace, ritmata e ben organizzata. Forse la regista forza in modo eccessivo la parte tragica, scegliendo di tagliare il farsesco corteo di Claire, composto, nelle intenzioni del drammaturgo, da vari mariti, i gemelli Toby e Roby e i ciechi Koby e Loby, governanti, pantere, giornalisti e camerieri al seguito. In questo modo la commedia perde la sua parte farsesca e talvolta risulta troppo drammatica. A parte questo la messa in scena è ottima, con una scenografia imponente e luci millimetriche degne di un grande teatro come il D’Haus.

Di livello il cast, in cui spiccano i due protagonisti: la Claire Zachanassian di Rosa Enskat, ironica, perfida e determinata; e l’Alfred Ill di Heiko Raulin, che trova gli accenti efficaci di un uomo mediocre alle prese con un mondo più grande di lui.

Affiatato e coeso tutto il resto del cast: Cathleen Baumann, Sophie Stockinger, Rainer Philippi, Thomas Wittmann, Raphael Gehrmann, Sebastian Tessenow, Elias Nagel, Fnot Taddese.

Grandi applausi nel finale. Siamo alla vigilia delle elezioni politiche e il cast mostra nel finale uno striscione con scritto “Insieme per la Democrazia! Questo è il nostro voto”. Fortunatamente in Germania il teatro è ancora un luogo sociale di dibattito politico.

Raffaello Malesci (Venerdì 21 Febbraio 2025)