Recensioni - Teatro

Laboratorio Dodicesima Notte a Cremona

Una messa in scena discontinua a cura di Giovanni Ortoleva

Giunge a conclusione la bella e articolata stagione del Teatro Ponchielli di Cremona con una serata dedicata a William Shakespeare e alla sua Dodicesima Notte. Regia e adattamento affidato al giovane regista toscano Giovanni Ortoleva, coadiuvato per le scene da Paolo di Benedetto e per i costumi da Margherita Baldoni.

Il regista cerca di dare alla sua messa in scena un taglio innovativo, contemporaneo, laboratoriale: con un cast di nove giovani attori distribuisce le parti principali e assomma le secondarie in bocca al buffone Feste. La scena si svolge su una gradinata verde in cui tutti gli attori sono sempre in scena dall’inizio alla fine. La gradinata è sormontata da un fregio ornato di tradizionali e barocchi amorini, d’altra parte la commedia di Shakespeare parla dell’amore.

Il linguaggio è a tratti fin troppo aulico, poi scende nel turpiloquio fine a sé stesso; la recitazione è a tratti sostanzialmente classica, ben sorvegliata, appassionata, poi trascende in soluzioni mimiche o ritmiche mutuate da pratiche da laboratorio teatrale; a tratti gli attori giocano con il meta teatro, escono dal personaggio, per poi ritornare al classico dettato shakespeariano. Insomma nel complesso prevale la confusione che inficia inevitabilmente alcune buone idee che emergono qua e là.

La pecca maggiore è quella di non essere interessati al fatto che il testo passi con chiarezza. Il teatro è fatto per il pubblico, non per gli addetti ai lavori che masticano giornalmente pane e Shakespeare. Perciò affidare il cambio di personaggio fra Viola (una ragazza interpretata da un ragazzo a sua volta travestito da uomo) e Sebastiano (il fratello gemello di Viola necessariamente interpretato dallo stesso attore) ad un colletto della camicia alzato o abbassato non può che creare confusione nel pubblico, a meno che non ci aspetti che tutti si siano letti il testo prima di venire a teatro. Se a questo si aggiungono altri passaggi non ben delineati e un ritmo non certo brillante, si vede bene come lo spettacolo risulti di difficile fruibilità e comprensione. Peccato perché si intravedono buone intenzioni, ma il lavoro drammaturgico risulta manchevole. Non di solo laboratorio e entusiasmo vive una messa in scena, ma soprattutto di sorvegliata e coerente drammaturgia.

Bravi e appassionati i giovani attori in un amalgama di sensibilità diverse che non sempre lavorano all’unisono per lo spettacolo. Per cui abbiamo un bravissimo Alberto Marcello (Sir Andrea), che azzecca una comicità asciutta e svagata, con dei tempi comici perfetti e una mimica sorvegliata ed efficace; un ottimo protagonista nel giovane Alessandro Bandini, che ha dalla sua un indubbio magnetismo anche se tenda a compiacersi troppo in varie leziosità a discapito del ritmo. Ma anche la Olivia di Anna Mannella, che risulta spesso monocorde e il Feste di Francesca Osso, che gioca sulla meta teatralità senza però convincere. Michelangelo Dalisi è stato un Malvolio ben in parte, ma senza quello sprazzo comico richiesto al personaggio, mentre Sebastian Luque Herrera un Sir Tobia irruente e fisico, non sempre affiatato con gli altri. Completano il cast Giuseppe Aceto, Giovanni Drago e Aurora Spreafico.

Teatro pieno di pubblico e studenti oltre che di uova di Pasqua omaggiate dallo sponsor.

Buon successo nel finale.

Raffaello Malesci (Martedì 26 Marzo 2024)