Recensioni - Teatro

Treviso: Lasciando la casa vecchia per La casa nova…: Giuseppe Emiliani porta in scena il celebre trasloco pieno di guai raccontato dalla commedia di Carlo Goldoni

Al Teatro Mario Del Monaco di Treviso, dal 17 al 19 gennaio è andato in scena un testo celebre ma non tra i più rappresentati di Carlo Goldoni: La casa nova. La divertente commedia settecentesca, tra le preferite dell’autore veneziano, è tornata sul palcoscenico diretta da Giuseppe Emiliani. Lo spettacolo sarà a Venezia al Goldoni dal 21 al 23 Febbraio e a Padova al Verdi dal 26 febbraio al 1 Marzo. 

La produzione porta la firma del Teatro Stabile del Veneto e ha visto coinvolto un gruppo di attori della Compagnia Giovani diplomati alla “Scuola Teatrale d’Eccellenza” che opera a Venezia e a Padova. Lo spettacolo è stato dedicato a Virgilio Zernitz, indimenticabile interprete goldoniano e generoso maestro di giovani attori.

Il ruolo di Anzoletto e quello di Cecilia, i novelli sposi, sono stati affidati agli attor-giovani Andrea Bellacicco e Maria Celeste Carobene; brave tra gli altri Federica Chiara Serpe, chiamata a impersonare la cameriera-serva Meneghina ed Eleonora Panizzo (la sorella di Anzoletto); bella voce, di quelle giuste che si vorrebbero sempre sentire a teatro, quella di Simone Babetto (il cavalier servente di Cecilia). Piergiorgio Fasolo ha vestito i panni del facoltoso zio di Anzoletto, “barba” Cristofolo; Stefania Felicioli ha interpretato Checca, la saggia cittadina maritata; tra gli altri professionisti sul palco Valerio Mazzucato (Sgualdo e il vecchio servitore di Checca) e Lucia Schierano (Rosina, la sorella “putta” di Checca).

Denso di tratti autobiografici, il testo racconta temi scomodi e imperituri: il disgusto per la precarietà, l’ipocrisia che governa le relazioni umane, con tanto di messa in scena — in verticale — dei gironi non del tutto danteschi della vita in società, infine l’ossessione per la roba.

La messa in scena a teatro è stata ambientata nella Venezia nel Settecento, con una parete divisoria decorata a separare il luogo della parola dal panorama evocativo di una Venezia eterna, senza età. Una scenografia virtuale, curata da Federico Cautero, ha movimentato e fatto da sfondo al trasloco ai piani alti, con tanto di scalata e cordate che si riveleranno alla fine poco efficaci, raccontato dalla commedia in costume veneziana.

Bellissimi i vestiti creati in una sartoria nella città lagunare su modelli d’epoca: ad emergere nella sfilata naturalmente quelli dorati di Cecilia, moglie ambiziosa e salottiera votata al gioco d’azzardo e allo sperpero, spina nel fianco del debole Anzoletto.

Quella del fallimento, della perdita insieme dei propri averi e della condizione sociale, è sempre stata un’ossessione per Goldoni che l’ha inserita in molte delle sue commedie, assieme ad accenni a vicende che raccontano la dipendenza dal gioco d’azzardo. Il tema compare anche qui, anche se a farla da padrone è di sicuro la messa in scena della condizione della donna in società: guai se è “putta” e non maritata, anche ai fini di un vivere civile la cui cifra sia la dignità. Accanto a questa, sempre in termini di dignità, compare netta la disparità tra servi-lavoratori e padroni nulla o poco facenti.

Le tematiche esplorate attraverso il linguaggio del teatro invitano a guardare con curiosità a questo testo scritto più o meno tre secoli or sono e ancora così attuale, che parla e nomina concretamente un “malgoverno” generale come problematica da cui è difficile affrancarsi — la riflessione contiene senza dubbio una buona dose di modernità.

La commedia è stata recitata fedelmente in Veneziano, lingua che ai tempi in cui è stata scritta era alla pari del Francese la lingua ufficiale del commercio e della cultura, e che oggi risuona dal palco invece come idioma principe solo della battuta, del colore e della risata. Le situazioni divertenti di sicuro la fanno da padrone, e si coglie tra gli atti lo sferragliare di ingranaggi ben oliati: La casa nova è una delle macchine teatrali pressoché perfette realizzate da Goldoni.

Applausi generosi, per lo spettacolo.