In Sold Out il grande attore racconta per sprazzi una vita dedicata al teatro
Giunge quasi inevitabile anche per Umberto Orsini, superata di slancio la soglia delle ottanta primavere, la necessità di scrivere un libro di ricordi, o meglio una sorta di biografia per episodi. Tale è “Sold Out” edito da Laterza nel 2019.
Orsini è stato indubitabilmente un grande protagonista del cinema e del teatro italiano del novecento. Un attore di mestiere, un esperto della vita errabonda in tournée, come lui stesso si definisce. Il volume, di semplice lettura, inanella ricordi e aneddoti in sequenza non cronologica, in modo garbato ed elegante. Una educata conversazione intorno ad una tavola raffinata e ben apparecchiata. Ci sono tutti i grandi protagonisti del novecento: Visconti, Zeffirelli, Rossella Falk, Valentina Cortese, le sorelle Kessler e molti altri ancora.
Cinema, teatro, televisione, per Orsini è tutt’uno: mestiere dell’attore.
Il racconto di una vita d’artista c’è tutto. Manca forse un’idea del mestiere, una posizione artistica, una visione critica del teatro e del cinema. Ne risulta un libro zuccheroso, edulcorato, senza il graffio della critica e senza il brivido del pettegolezzo.
Ne esce il ritratto di un Umberto Orsini fin troppo diligente, di una costanza ammirevole. Un attore che si adatta, che segue la corrente. Non importa, a Orsini si perdona anche questo.
Il racconto è quello di un mondo scomparso, lontano, quando il teatro aveva un seguito culturale, quando il cinema italiano produceva capolavori. Oggi purtroppo servono le memorie di Umberto Orsini per immaginare un teatro che faccia “sold out”.
Raffaello Malesci