Recensioni - Teatro

Londra: la Royal Shakespeare Company indulge nella bardolatria

Professionale messa in scena di Hamnet di Maggie O’Farrels al Garrick Theatre non senza qualche eccesso didascalico

Dopo aver debuttato a Stradford la Royal Shakespeare Company porta nel West End di Londra “Hamnet”, pièce dedicata all’unico figlio maschio di William Shakespeare, morto in giovane età. La fonte è l’omonima novella di Maggie O’Farrel nell’adattamento teatrale di Lolita Chakrabarti. La regia è affidata a Erica Whyman, le scene a Tom Piper.

La storia è molto semplice e parla dell’innamoramento e successivo matrimonio fra William Shakespeare e Anne Hathaway (qui chiamata Agnes e dotata di doti di guaritrice), della nascita dei figli, del trasferimento a Londra di William per darsi alla vita teatrale. Segue la morte del figlio prediletto Hamnet e una sorta di riconciliazione finale fra marito e moglie.

La messa in scena di Erica Whyam è solida e tradizionale, iscritta nella bella e pratica scenografia di Tom Piper che riproduce un ambiente molto simile al Globe. Veloci cambi scena a vista, pedane, scale e pochi oggetti naturalistici creano con facilità le varie situazioni. La regia è accurata nell’alternarsi veloce e preciso delle varie scene e nell’utilizzo di diversi livelli fra palco e balconata. La drammaturgia risulta efficace nell’alternare momenti comici e poetici, basandosi su scene veloci e di facile e immediata comprensione.

In realtà col procedere della pièce affiora latente una certa sensazione di vuoto, unita ad un buonismo devozionale verso il poeta nazionale, assolutamente privo di difetti, così come la moglie Agnes, consorte perfetta e madre esemplare, che sopporta con abnegazione la lontananza del marito. Alla drammaturgia insomma manca il sugo del contrasto, la realtà della vita, cosicché il tutto scade presto in un lodevole ripasso in salsa teatrale della biografia di Shakespeare.

L'unico antagonista sembra essere il destino che strappa il figlioletto a questa coppia perfetta. Molto riuscite alcune scene familiari, così come la morte in scena di Hamnet; il resto però risulta alla lunga didascalico, financo insopportabile quando si ricalca il trito cliché del poeta che si ispira ai fatti della sua vita per trarre morale e ispirazione per le proprie opere.

Lo spettacolo risponde probabilmente ad un’esigenza, quella di incensare la gloria nazionale: bardolatria allo stato puro, ben fatta ma fin troppo semplice e scolastica. Dalla Royal Shakespeare Company ci si poteva aspettare di più.

Impeccabile l’ensemble attoriale su cui spicca la pratica e decisa Agnes di Medeleine Mantock e il credibile Hamnet di Ajani Cabey. Peter Wight interpreta con rude semplicità il violento e crudele padre di Shakespeare, unico personaggio a cui è permesso di uscire dal diffuso idillio disneyano-campestre che ammanta tutto. Professionali, precisi, coesi e ritmati tutti gli altri interpreti: Gabriel Akuwudike, Sarah Belcher, Will Brown, Haydn Burke, Faye Campbell, Phoebe Campbell, Mhairi Gayer, Frankie Hastings, Karl Haynes, Alex Jarrett, Hannah McPake, Liza Sadovy, Tom Varey.

Garrick Theatre pieno e buona soddisfazione del pubblico.

Raffaello Malesci (Venerdì 5 Gennaio 2024)