Recensioni - Teatro

Macerata: Travolgente Re Chicchinella

Al teatro Lauro Rossi di Macerata arriva il nuovo spettacolo di Emma Dante

"Re Chichinella" è un libero adattamento da "Lo cunto de li cunti ovvero lo trattenemiento de peccerelle", una raccolta di cinquanta novelle in lingua napoletana scritte da Giambattista Basile tra il 1634 e il 1636, chiudendo così la trilogia iniziata nel 2017 con "La Scortecata”, seguita da "Pupo di zucchero" (2021).

La novella scelta è "La papera", appartenente alla quinta giornata. È la storia di un re che un giorno se ne tornava dalla caccia quando sentì il bisogno di andare di corpo. Non avendo in tasca pezze per pulirsi, si servì di una gallina con le piume morbide e setose, che giaceva abbandonata in un angolo. Ma la gallina non era morta e s’afferrò col becco alle sue natiche. Non potendo più resistere al dolore e vedendo buttate al vento le fatiche dei servi, il re si fece condurre al palazzo reale, dove medici e luminari tentarono ogni rimedio, ma niente, non ci fu niente da fare, perché quel male era incurabile. Col passare dei mesi l’animale vive e si nutre, divorando lentamente le viscere del re, fino a quando non si scopre che per il mondo il re e la gallina sono la stessa cosa. Dopo tredici giorni d’inedia il re entra nella sua nuova esistenza e appollaiato sul trono, riceve il plauso di tutta la corte.

Lo spettacolo scritto e diretto da Emma Dante punta all'essenzialità. Sullo sfondo nero emergono i vestiti bianchi (curati dalla stessa regista con la collaborazione di Sabrina Vicari), che nella loro goffaggine sembrano riecheggiare proprio i volatili, amplificati anche dalle convincenti coreografie.

Un ruolo importante lo svolgono le luci di Cristian Zucaro e le musiche barocche, tra cui la famosa aria “Lascia ch’io pianga” dal "Rinaldo" di Handel, fino ad arrivare alla sigla finale con “Passacaglia” di Franco Battiato.

Il re è interpretato da Carmine Maringola che assume in maniera ironica i nomi più disparati come Re Carlo III d’Angiò, re di Sicilia e di Napoli, principe di Giugliano, conte d’Orleans, visconte d’Avignon e di Forcalquier, principe di Portici Bellavista, re d’Albania, principe di Valenzia e re titolare di Costantinopoli. Maringola è in stato di grazia, la sua è una performance sia fisica, che mentale. Avvolto in un particolare vestito di scena, ci offre una recitazione a scatti, tutta giocata sugli efficaci movimenti del corpo e sull'uso del dialetto, mischiando momenti comici, surreali, malinconici e con un finale veramente toccante.

È affiancato da due buffissimi paggi interpretati perfettamente da Davide e Simone Mazzella. Altrettanto ottime sono Annamaria Palomba (Regina), Angelica Bifano (Principessa) e Stephanie Taillandier (Dama d’onore).

A completare il ricco cast ci sono i validissimi Viola Carinci, Davide Celona, Roberto Galbo, Enrico Lodovisi, Yannick Lomboto, Samuel Salamone, Marta Zollet (Dame di corte). La Carinci e la Zollet interpretano anche le Infermiere, Salamone il dottore.

Un'ora di spettacolo che ci racconta la storia di un re malato, solo e senza più speranze, circondato da una famiglia anaffettiva e glaciale che ha un solo scopo, ricevere un uovo d’oro al giorno.

Basile scava nella profondità dell’animo umano tramite il gioco e l’ornamento della poesia barocca. La sua scrittura è caustica, sbeffeggia il potere con un racconto irreale e grottesco, tipico delle fiabe.

La platea maceratese risponde con prolungati applausi a tutto il cast per una serata di teatro alternativo, libero e fuori da ogni schema.

Marco Sonaglia (Teatro Lauro Rossi-Macerata 17 dicembre 2024)